Condizionatori, stretta in Italia: questo non si potrà più fare

Anche in Italia è tempo di austerity energetica, le prime strette pongono già nuove regole al centro. I condizionatori subiscono i primi limiti: ecco cosa non si potrà più fare

Condizionatore regole
Condizionatore (Canva)

L’emergenza energetica è il tema su cui si fonda principalmente il dibattito pubblico e politico in questo momento. Da una parte il surriscaldamento climatico, causato dall’intervento dell’uomo, con i relativi danni in ogni settore dell’economia, ma anche al benessere dei cittadini. Dall’altra la crisi energetica che proprio in questo momento coinvolge molti paesi, i quali hanno già adottato soluzioni per assolvere le esigenze del territorio. Ora è il turno dell’Italia, che prima di aderire ad eventuali piani per mitigare gli effetti della crisi energetica, vuole ripensare ai consumi e alla loro diminuzione.

Questa l’azione adottata dal governo prima di promuovere un piano emergenziale, abbattendo prima di tutto in punti percentuali i consumi, proprio come Francia e Germania. Su questo punto, nel corso dell’attuale campagna elettorale, in vista del voto del 25 settembre, si stanno confrontando i diversi partiti politici, con diverse proposte al fine di sopperire alla grave crisi emergenziale che peggiorerà in autunno e inverno. Arriva da un esponente del Pd la richiesta di un’ordinanza al comune per alcune nuove regole che metterebbero un’ulteriore stretta in tema energetico, rappresentando forse il preludio di una serie di normative.

Condizionatori: nuove regole in Italia

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Condizionatore (Pixabay)

Il tema della crisi energetica sta sempre più interessando il dibattito pubblico e politico, coinvolgendo le rispettive forze nel confronto sui piani adottabili in raffronto alle condizioni che l’autunno e l’inverno ci presenteranno. Prima di un piano emergenziale, le misure che si affrontano sono perlopiù arbitrarie, mentre altre regolate, relative soprattutto ai consumi. L’obiettivo primario infatti è porre una riduzione, che comporti un risparmio economico oltre che energetico, prima di aderire a normative, più o meno imposte, decisamente più gravi in termini di impatto.

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Tuttavia il tema dovrebbe essere posto prima di tutto nell’ambito della coscienza collettiva, come in queste ore ha fatto notare un esponete del Pd, che aspira a nuove strette. La proposta è di Alessandro Venanzi, capogruppo del Partito Democratico nel consigli comunale a Udine, con una richiesta esplicita al Comune. L’obiettivo è limitare quanto più possibile lo spreco di energia, con un’ordinanza che si riferisce prima di tutto agli esercizi commerciali, più precisamente negozi situati in centro città.

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La proposta riguarda l’imposizione della chiusura delle porte ai negozi, che operano con l’impianto di climatizzazione acceso, disperdendo quindi aria climatizzata (energia), per un evidente spreco di risorse. Una regola che verrebbe imposta anche per quanto riguarda la stagione invernale, con il relativo uso dell’impianto di riscaldamento. L’utilizzo delle porte aperte, secondo le teorie di marketing, porterebbero statisticamente ad un afflusso del 15% in più di solo potenziali consumatori, dato che si scontra con il 20% di spreco energetico in più rispetto alla chiusura delle porte.

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