Prendere decisioni chiave sul futuro della biodiversità e del nostro pianeta, sono i temi centrali su cui verte l’incontro tra i Governi, riuniti in India in occasione del Cop11. L’intento è quello di dimostrare che l’accordo sottoscritto due anni fa nell’ambito della Convenzione sulla Diversità Biologica non era solo un’espressione di buona volontà bensì un impegno concreto e responsabile.
Con questo messaggio il WWF ha dato via alla COP11, ovvero l’undicesimo Conferenza delle Parti della CBD (Convenzione sulla Diversità Biologica) che vedrà i rappresentanti di 190 nazioni riunite a Hyderabad, in India dall’8 ottobre fino al 19 ottobre. Si discuterà l’implementazione della Convenzione, un trattato legalmente vincolante per regolamentare l’utilizzo sostenibile del patrimonio naturale del pianeta.
Due anni fa, in Giappone, a Nagoya, i rappresentanti avevano elaborato un percorso fino al 2020 il cui obiettivo sarebbe stato quello di prevenire o evitare il verificarsi di estinzioni di specie e il deterioramento delle ricchezze naturali. Tuttavia molti Stati non sono riusciti a mantenere gli impegni presi e le promesse fatte. Per questo motivo i rappresentanti del WWF hanno lanciato un allarme chiamando gli Stati a intervenire in maniera concreta.
Stando a quanto dichiarato da Gianfranco Bologna, direttore scientifico di WWF Italia, gli accordi presi due anni fa hanno il potere di fermare la distruzione della biodiversità nel mondo, con le gravi conseguenze sui sistemi economici e globali, ma per far ciò è necessario che i Paesi mantengano le loro promesse e investano con i fondi necessari per adempiere alla loro missione. Dopotutto l’investimento verde sembrerebbe l’unica arma utile per far fronte al periodo di crisi economica che affligge tutti i paesi per assicurare un futuro incerto e ridurre il deficit ecologico in forte aumento.
Le strategie per proteggere la natura e la biodiversità sono stati sviluppati dal 91% delle Parti della CBD; tuttavia solo 14 Paesi hanno rivisto i loro piani mettendo in atto il piano concordato a Nagoya. Diverse nazioni starebbero iniziando a mettere in atto tali politiche ma è necessario che l’impegno venga impugnato da tutti.
In Indonesia, per esempio, il Governo ha avviato un debito per la natura di 28,5 milioni di dollari con gli USA per la conservazione di foreste, carbonio e biodiversità. Anche la Guyana ha aperto un fondo per la conservazione verso un fondo nazionale per le aree protette. Entro il 2020 l’impegno preso dai Paesi Europei potrebbe aiutare a fermare la perdita della biodiversità.
Per l’Italia c’è il progetto Life Making good Natura. Obiettivo dell’iniziativa è quello di fornire strumenti innovativi per la gestione e il finanziamento delle aree protette del nostro paese, più nello specifico come quantificare i benefici forniti dai servizi ecosistemici quali gli habitat per le specie selvatiche, conservazione del suolo, impollinazione e purificazione delle acque. Anche di questo si parlerà durante la COP11.
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