Oggi viene coltivata anche in Italia, soprattutto nelle regioni più calde, come la Sicilia e la Sardegna, ed è principalmente apprezzata come spugna vegetale, sia per il corpo che per le stoviglie. I fiori impollinati, diventano frutti verdi e cilindrici e giungono a maturazione pieni di filamenti di cellulosa intrecciati. Giunto a maturazione, il frutto si disidrata, perdendo gran parte del suo peso e ciò che resta è l’aspetto fibroso, che costituisce la parte spugnosa che poi viene utilizzata.
La luffa in ambito cosmetico e domestico
Come già detto, si tratta di spugne vegetali, completamente biodegradabili, che non danneggiano l’ambiente e che rappresentano un’ottima alternativa a quelle sintetiche e animali, come per esempio quelle marine. Ha una fibra molto resistente e ben tollerata dalla pelle: è usata come esfoliante naturale, aiutando, senza graffiare, a liberarsi dalle cellule morte superficiali e a schiarire le macchie di pigmentazione, consentendo una profonda pulizia. Messa in acqua, si gonfia ed è pronta all’uso e può essere usata con qualsiasi tipo di sapone o detergente.
Asciutta e su pelle asciutta, invece, è utile per i massaggi ad azione snellente, tonificante e rilassante . Inoltre, aiuta a migliorare la circolazione e ad eliminare gli inestetismi della cellulite, in quanto, le frizioni con la luffa, prima dell’applicazione di prodotti cosmetici specifici, consentono alla pelle un miglior assorbimento degli stessi.
Per la sua composizione, si asciuga rapidamente ed è igienica, ma se volete eliminare potenziali batteri, funghi e muffe che possono annidarsi nelle fessure della spugna, potete immergerla in una bacinella con acqua calda e aceto oppure bicarbonato di sodio per circa 30 minuti. Può essere usata per pulire qualsiasi cosa, dalle automobili alle pentole antiaderenti e, in base all’uso a cui è destinata, viene tagliata in svariate forme: per esempio, di forma allungata per detergere la schiena o a forma di dischetto per la pulizia del viso.
Quando la spugna ha perso tutta la sua consistenza, in genere dopo 4-6 settimane, le fibre iniziano a rompersi, e può essere buttata nel rifiuto umido.
Gli usi ecosostenibili della Luffa: dall’edilizia al gesso ecologico
Insieme a collanti naturali, è adatta a realizzare pannelli di isolamento termoacustico per l’edilizia e l’industria automobilistica e ferroviaria, in sostituzione di prodotti come polistirene, poliuretano e lana di roccia, difficili da smaltire. Già in Sudamerica, ne hanno evidenziato le ottime performance come materiale di isolamento, soprattutto per leggerezza, resistenza e potere isolante, pur avendo costi contenutissimi ed impatto ambientale nullo. L’ecocompatibilità rende la luffa vantaggiosa anche nel settore dell’imballaggio, dove può sostituire ampiamente prodotti inquinanti, generalmente a base di polistirolo. Ma non è finita qui! Avete mai sentito parlare della Luffa Splint? Il designer brasiliano, Mauricio Affonso, attualmente residente a Londra, ha creato un dispositivo medico naturale e a basso costo, utilizzando la tecnologia di stampaggio a compressione e un termoindurente legante a base di acqua. In poche parole, ha creato il gesso ecologico, leggero, traspirante, antibatterico e biodegradabile, offrendo un’alternativa valida a tutte quelle persone che non possono sostenere eccessive spese per le cure sanitarie.
Uso nell’alimentazione e in omeopatia
La luffa può anche essere cotta e mangiata, solo se i suoi frutti sono giovanissimi: il suo sapore è simile a quello della zucchina, forse in alcuni casi troppo amaro e di conseguenza, a molti, poco gradevole. Sin da tempi antichi, molte popolazioni si son nutrite di parti di questa pianta, ciò nonostante, è stata riconosciuta una certa sensibilità a questo alimento, pertanto è consigliata molta cautela per chi vi si avvicina per la prima volta. In ambito omeopatico, la luffa viene usata per la prevenzione e il trattamento di riniti allergiche, congestione nasale, ipersecrezione e flogosi delle mucose.
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