L’aumento delle temperature provoca sull’isola lo scioglimento della calotta glaciale, la quale, generando sabbia potrebbe essere usata per produrre calcestruzzo, con un costo ambientale non indifferente
L’aumento dell’attività solare e la relativa quantità di energia emessa sta facendo lievitare le temperature, un po ovunque, nei pianeti del sistema solare. Come già successo nel corso dei secoli le temperature, di riflesso, sono direttamente proporzionali all’attività del sole. Nei picchi di questa attività abbiamo dei “periodi più caldi” quando invece l’energia in gioco è minore ci ritroviamo nelle cosidette piccole ere glaciali. Sembra proprio che nei prossimi decenni andremo incontro ad un periodo più caldo come suggerisce la presenza di “macchie” sulla superficie del sole. Per macchie si intende la maggiore quantità di energia in gioco con reazioni chimiche che sprigionano energia.
L’aumento delle temperature, nello specifico, sta assottigliando sempre più le calotte della Groenlandia producendo una quantità straordinaria di acqua di fusione, come viene chiamato il ghiaccio sciolto. Per uno strano scherzo del destino, l’acqua di fusione contiene il tipo di sabbia adatto alla produzione di calcestruzzo,utilizzato per edifici e infrastrutture, la cui produzione è aumentata moltissimo negli ultimi decenni. Il paese dovrà scegliere, cosa che probabilmente è già avvenuta, se un maggiore sfruttamento di questa preziosa abbondante risorsa sia sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.
In effetti, questi sedimenti sono davvero speciali. La sabbia del deserto, nel Sahara per esempio, non è adatta alla produzione di calcestruzzo perché è troppo arrotondata e uniforme. Nel corso dei millenni, i venti spostano i granelli, lucidandoli. Produrre calcestruzzo con questo tipo di sabbia sarebbe “quasi come costruire con le biglie – spiega Bendixen –; servono particelle dalla forma più spigolosa, non arrotondata. E questo tipo di materiale è esattamente quello che si ottiene dai fiumi, per esempio, o dal materiale depositato dai ghiacciai“.
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Sfregando contro il suolo, la calotta glaciale della Groenlandia – che ha uno spessore che può arrivare a 3200 metri – crea dei sedimenti, tra cui sabbia, limo fine e frammenti di ghiaia più grandi. Quando i ghiacci si sciolgono, i torrenti d’acqua trasportano tutti i detriti verso il mare, erodendo ulteriormente il paesaggio. Rispetto al Sahara, dove la sabbia passa migliaia di anni a rotolare nel deserto arrotondandosi, le particelle che si staccano dalla Groenlandia sono più recenti. Sono anche più spigolose e hanno una forma più variegata. Invece di comportarsi come biglie, si incastrano come le tessere di un puzzle, una caratteristica ottimale per la produzione di calcestruzzo.
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Una considerazione infine è d’obbligo. Sebbene l’orizzonte a medio breve termine è quello di generare grandi profitti da tutta questa faccenda, spetta ai privati decidere se i costi del traporto, per una materia pesante e non facilissima da spostare, non superino i guadagni. Inoltre sono le aziende private europee ad avere il monopolio del commercio del calcestruzzo, e suoi affini, e anche qui la scelta è delicata e dovrà passare, per forza di cose, arrivando a qualche compromesso.
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