Le biciclette, in mondo che tende ad essere green, sono tra gli oggetti maggiormente rubati. Ma in caso di furto subìto, cosa bisogna fare?
“Ladri di biciclette” è uno dei capolavori cinematografici italiani. Il film di Vittorio de Sica racconta le disavventura di Antonio Ricci, un attacchino comunale, che al primo giorno di lavoro, viene rubata la bicicletta, appena riscattata dal Monte di Pietà. E, sebbene la pellicola sia del secondo dopoguerra, le vicende dello sfortunato Antonio continuano ad avvenire.
Non a caso, ogni anno, in Italia, vengono rubate più di 300mila biciclette all’anno. Un numero importante che potrebbe aumentare visto la facilità a portarle vie che semplificano il lavoro dei malintenzionati pronti a rivenderle. Ma in caso di furto subìto cosa bisogna fare?
Ad essere più precisi, secondo quanto riportato dalla FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) ogni anno, nel nostro Paese, circa 320.000 biciclette vengono rubate. Un danno incredibile che è stimato intorno ai 150 milioni di euro. Di fatto il ladro, una volta che ha agito, può tenersela per sé. Rivenderla a un privato o a organizzazioni criminali che gestiscono un mercato nero delle bici. Eppure non manca la tutela del proprietario: rischio di reclusione da 2 a 8 anni e anche una sanzione pecuniaria che varia da 516 euro fino a 10.329 euro.
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Ma oltre a questo c’è un altro problema: appena il 35 % dei furti vengono denunciati. Infatti chi va a sporgere denuncia alle Forze dell’ordine, oltre a indicare le proprie generalità e il luogo del fatto, per redigere il verbale. Questa poi viene inviata alla Procura della Repubblica, ma essendo il più delle volte contro ignoti, questa viene archiviata.
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Naturalmente bisognerà provare la proprietà della bicicletta al momento della denuncia. Infatti queste non hanno una targa. Sarà dunque importante scattare subito una fotografia con il mezzo, trascrivere in numero di telaio e custodirlo in un luogo sicuro. Questo normalmente è impresso a fuoco e in bassorilievo sotto la scatola del movimento centrale. Alcuni ciclisti, poi, iscrivono la loro bicicletta su siti. Si tratta di servizi gestiti da società private, non aventi valenza di “pubblica fede”. Altri, invece, attaccano un adesivo che però i ladri riescono a rimuovere facilmente.
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