Quali sono le conseguenze in sede penale e cosa rischia chi brucia i soldi? Tutte le situazioni del caso in relazione a quello che è un argomento decisamente in grado di spiazzare
Cosa rischia chi brucia i soldi? Questa è una di quelle domande che pone all’attenzione alcuni aspetti ai quali nessuno pensa mai, ma che hanno la necessità di essere legiferati. Il denaro è il bene sul quale si basa l’intera civiltà umana, all’atto pratico. Un mondo senza denaro non è concepibile e non a caso questa è una delle invenzioni più vecchie introdotte dal genere umano. Nel corso dei millenni la sua forma è spesso cambiata, passando da supporti pesanti come la pietra fino ai metalli, che erano già impiegati in tal senso in epoca greca e poi romana.
L’invenzione della moneta risale al VII secolo a.C. all’incirca, stando alle fonti storiche attuali. Con il progredire della civiltà, della tecnologia e delle tecniche di commercio, alla moneta in metallo – che permane ancora oggi – è avvenuta l’aggiunta della banconota. Ovvero di un ulteriore supporto pratico in grado di indicare anche degli importi di valore consistente. Un ottimo strumento complementare alla durabilità della moneta, la quale ha sempre avuto come limite il fatto invece di non potere indicare dei grossi tagli.
Relativamente alle banconote, cosa rischia chi brucia i soldi? Ci sono diverse norme che sfociano nel penale e che riguardano la salvaguardia dei soldi prodotti legalmente dallo Stato. Qualsiasi altro tentativo di manomissione, di modifica o di realizzazione che avvenga per mano di terzi rappresenta un reato. E vale lo stesso anche nel caso di distruzione di denaro. Solamente la zecca o l’istituto poligrafico è autorizzato ad agire in tal senso, magari nel caso di errori di stampa o di conio. Per chiunque altro agisca in tal modo è prevista una pena detentiva, come riportato all’interno dell’art. 453 del Codice Penale.
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A quanto ammonta questa sanzione? Ad una reclusione che può andare da uno fino a cinque anni ed anche ad una multa compresa tra i 103 ed i 516 euro. La distruzione vera e propria non è citata e quindi ci si potrebbe appigliare a ciò per evitare di essere puniti. Ma la distruzione stessa può facilmente essere annoverata nell’ambito della alterazione invece citata all’interno dell’art. 453.
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Contrariamente a chi sostiene che sia possibile bruciare banconote o deformare e bucare monete anche solo per diletto, questa condotta verrebbe certamente punita da una autorità chiamata ad esprimere un giudizio su tale comportamento. E c’è differenza tra un comportamento volontario ed uno involontario. In quest’ultima situazione la cosa può pesare spesso in positivo, e c’è tolleranza quando riusciamo a dimostrare la nostra buonafede.
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