Quando si compra un prodotto, al mercato o al supermercato, capita spesso una scritta di imbattersi nella scritta “zero residui”. Ma che significa?
Quando si fa la spesa gli occhi cadono, molte volte sulle tanto scritte riportate sull’etichette. Si cerca sempre di capire la provenienza del prodotto, il peso delle confezioni, se sono stati utilizzati pesticidi. Tutte azioni che si danno per scontate che però hanno un’importantissima valenza sia sul costo della spesa sia sulla nostra salute.
Ma c’è una scritta che spesso non se ne capisce il vero significato. Un significato importante sul quale ricade la nostra attenzione soprattutto quando si vuole comprare frutta e verdura nei supermercati: “residuo zero”. Poche parole che, la maggior parte delle volte, sono inconsciamente mal interpretate. Non a caso, per molti, questo equivale erroneamente a biologico.
Residuo zero, cosa vuol dire veramente
L’etichetta residuo zero non è altro che una “pubblicità” non disciplinata da normative nazionale ed europee. Queste due parole, sulle quali cade la nostra attenzione, significano che la frutta o la verdura che stiamo per comprare sono privi di residui fitosanitari ma, allo stesso tempo, non vuol dire che siano prodotti biologici.
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Il residuo zero, poi, non vuol dire poi che su questi alimenti non siano stati utilizzati pesticidi di sintesi o fertilizzanti ottenuti da trattamenti di materiali inorganici. Il vero significato è che, qualora siano stati usati, questi non rilevabili. In parole povere il pesticida può essere stato usato durante la coltivazione ma non ne rimane poi traccia. Senza dimenticare che poi che questa dicitura non è poi regolamentata. Infatti questo “riconoscimento” avviene tramite disciplinari privati o di documenti tecnici proposti dagli organismi di certificazione che si basa sull’abbattimento totale dei fitofarmaci ammessi.
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Ed è proprio qui la differenza con i prodotti biologici. Questi, infatti, non ammettono prodotti di sintesi. In più una coltura biologica tiene in considerazione anche tutto l’interno ecosistema in cui la produzione agricola è inserita. Al contrario l’approccio del residuo 0 ammette l’utilizzo di molecole dalla veloce degradazione sul prodotto. Inoltre, poi, devono rispettare alcuni tempi di sicurezza per i quali questo sia riscontrabile sull’alimento inferiore a o,01 mg/kg.