Cosa è stato scoperto in un cratere in Bolivia, a tornare alla luce dopo svariate ere geologiche è qualcosa di pazzesco da un lontanissimo passato.
Un cratere in Bolivia è stato teatro di uno delle più importanti scoperte compiute in epoca recente. Il mondo è un posto che non smette mai di sorprenderci e che nasconde ancora tantissime cose delle quali non siamo a conoscenza. La cosa riguarda tanto le tracce lasciate dalle civiltà passate quanto quelle che risalgono a diverse ere geologiche fa. A quei tempi la conformazione attuale del pianeta era molto diversa rispetto a quella odierna. La deriva dei Continenti è cominciata all’incirca 180 milioni di anni fa per completarsi più o meno 130 milioni di anni fa.
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L’aspetto della Terra era costituito dalla Pangea – ovvero dalla massa di tutti e cinque i continenti uniti in un unico corpo – e dalla Panthalassa, che era invece l’insieme di tutti gli oceani. La terra ha cominciato a separarsi fino a raggiungere l’aspetto attuale. Nel frattempo il globo era popolato dai dinosauri, l’uomo invece avrebbe fatto la propria comparsa molto tempo dopo. Le tracce dei primi ominidi sono di “appena” 4 milioni di anni fa o poco meno. Ed in un cratere in Bolivia qualcuno ha rinvenuto una testimonianza di un antichissimo passato.
Dal cratere in Bolivia un reperto remoto da brividi
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Si tratta di un qualcosa che ha preceduto di tanto, di veramente tanto, la comparsa dei nostri primi progenitori al mondo. Il tutto è accaduto durante una escursione da parte di un appassionato, che aveva scelto la incontaminata zona di Maragua, nello stato sudamericano, per cimentarsi in questa impresa. La Bolivia è famosa per il suo territorio fortemente impervio e posto per la quasi totalità ad una altezza che supera i 4mila metri. A quel livello di altitudine rispetto al livello del mare l’aria è più rarefatta e respirare è più complicato, se non si è abituati come la gente del posto.
Fatto sta che lo scalatore ha trovato una grossa impronta, grossa ben un metro e 15 centimetri. Si vedeva in maniera estremamente chiara che si trattava di una traccia lasciata da un enorme animale preistorico. Le squadre di paleontologi che hanno raggiunto l’area per compiere i loro rilievi hanno scoperto che questa impronta apparteneva ad un Abelisauro. Si trattava di un grosso predatore, un dinosauro caratterizzato dalla grossa stazza e dall’aspetto simile a quello di un Tyrannosaurus Rex, suo coevo. Il nome scientifico dell’Abelisauro è Abelisaurus comahuensis.
Quanto era grosso l’Abelisauro
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Il nome significa “lucertola di Abel” ed è un omaggio al paleontologo che per primo riuscì a scoprire questa specie vissuta nel Cretaceo, ovvero Roberto Abel. La zona in cui vennero alla luce i primi fossili di Abelisauro sorge in Argentina. Si stima che questa specie di dinosauro riuscisse a raggiungere una altezza anche di 15 metri, doveva trattarsi di un essere a dir poco mostruoso. E non è certamente vissuto in alta montagna, che è l’habitat tipico della Bolivia di oggi. Ai suoi tempi la lucertola di Abel frequentava la costa e poteva godere di un caldo clima tropicale, in un pianeta molto diverso da come lo è oggi.