Il CPTPP è un accordo commerciale tra alcuni paesi del mondo. Il Regno Unito ha deciso di aderirvi con forte dissenso dagli ambientalisti
Gli accordi commerciali tra Europa e Paesi lontani non sono nuovi. La globalizzazione ha creato il fenomeno distorto per cui prodotti alimentari o altro sono meno costosi se importati da luoghi dall’altra parte del Pianeta piuttosto che prodotti a pchi chilometri di distanza. Ed il Regno Unito ha deciso di entrare nell’accordo contraddistinto dall’acronimo CPTPP, che secondo il Governo del Regno Unito aiuterebbe il commercio nazionale con l’incremento di 1,8 miliardi di sterline alto. Un guadagno che però non è senza prezzo. E come sempre l’ambiente e le emergenze climatiche ne subiscono le conseguenze.
L’accordo commerciale CPTPP comprende 11 Stati, tra cui Cile, Perù, Canada, Australia, Giappone e Messico. Anche se non più facente parte dell’Europa, il Regno Unito sarebbe l’unico Paese dell’area europea. Gli Stati Uniti in passato avevano già desistito dall’impresa. Ed ora, in nome dell’incremento del Pil nazionale, il Governo inglese si è unito agli altri Paesi per defiscalizzare l’importazione ed esportazione di prodotti come l’olio di palma, il whisky, il gin e la carne a basso prezzo.
L’accordo commerciale identificato con il nome di CPTPP, che coinvolge 11 Paesi del mondo, è finalizzato a delle defiscalizzazione sullo scambio di prodotti. A partire dalle terre rare, degli elementi minerari, che il Regno Unito potrà importare direttamente da Cile e Vietnam, bypassando la Cina ed allontanandosi dalla sua dipendenza economica. Anche la carne a basso costo, proveniente da Paesi del Sud Est asiatico, potrebbe essere importata nel Regno Unito, a discapito delle norme igieniche e di macellazione che sono presenti in Europa. Ci sarebbe il pericolo di alimenti macellati clandestinamente.
E dulcis in fundo, l’accordo CPTPP comprenderebbe l’azzeramento dell’imposta sull’olio di palma, ad oggi tassato al 12%. Questo comporterebbe una maggior deforestazione dell’area asiatica per fini commerciali, con la conseguenza di disastri ecologici che contribuirebbero ad esacerbare le già precarie condizioni per ambiente. Inoltre metterebbe a repentaglio la vita della fauna locale, comprese le specie protette.
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