Un nuovo “crimine di natura” rischia di mettere in pericolo la fauna ittica del Mediterraneo, la pesca dei giovani esemplari di pesce spada, gli spadini
Un quarto del pesce spada pescato oggi è costituito esemplari giovani (di lunghezza sotto al metro), gli spadini, rivenduti sui mercati illegali a prezzi bassi. Questa attività criminale mette in pericolo la specie, rappresentando oltre il 24% delle catture e alimentando il mercato nero in Sicilia e in Tunisia, come denuncia il WWF. La cattura del pesce spada è un’attività antica, grazie alla quale si sono succedute generazioni di pescatori. Che ha sfamato intere comunità sulle sponde del Mediterraneo.
Ma fin dalla metà dello scorso decennio, a causa dell’uso illegale di reti da posta derivanti, le “spadare“, vietate dal 2003 nel Mediterraneo, e dell’enorme quantità di pescato la popolazione di pesce spada era diminuita al punto da mettere in pericolo gli equilibri biologici della specie. All’anno oggi si pescano 9000 tonnellate di pesce spada, con valore di oltre 200 milioni di euro.
Per garantire la sua sopravvivenza e la possibilità di continuare l’attività ittica l’UE, attraverso l’ICCAT (Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico), ha adottato un piano di recupero della popolazione di pesce spada con “l’introduzione di un limite di Catture Totali Consentite (TAC), la chiusura delle attività di pesca per tre mesi all’anno e la definizione di una taglia minima di riferimento per la sua conservazione”. Purtroppo tale piano non si è dimostrato efficace.
La pesca dello spadino, crimine di natura nel Mediterraneo
Il pesce spada si riproduce nel Mediterraneo nel corso dei mesi estivi. In autunno gli spadini sono molto voraci e facilmente insidiabili dai palangari (attrezzi di pesca professionale costituiti da una lunga corda di canapa, alla quale sono applicate cordicelle più sottili terminanti con un amo) che pescano il pesce spada adulto o altre specie pelagiche come il tonno.
Il divieto di pesca durante l’autunno consentirebbe ai spadini di raggiungere l’età matura con l’aumento della popolazione complessiva della specie. Inoltre con un contrasto più efficace del mercato illegale, ne trarrebbe giovamento anche l’economia locale. Migliorando qualità e valore del prodotto pescato.
Il WWF stima un aumento del 10% del pesce catturato in dieci anni e un incremento dei ricavi del 14% seguendo norme più selettive. Per questo “il WWF chiede alla Commissione Europea di proporre e attuare una chiusura della pesca con il sistema palangaro pelagico nei mesi di ottobre e novembre (più un mese aggiuntivo)”.
L’attuazione più puntuale del piano di recupero, sollecitata dal WWF, ridurrebbe la mortalità degli spadini del 40%, “consentendo alla popolazione di ricostituirsi completamente cinque anni prima dell’obiettivo fissato dal piano per il 2031”. Al contrario la mancata applicazione delle norme espone a rischio biologico il pesce spada del Mediterraneo e affossa le economie locali impotenti contro l’illegalità.