Accessori indispensabili dalle quali riusciamo a malapena a separarci. Le mascherine, con la pandemia di questi due anni, fanno male al Pianeta. Nonostante gli allentamenti delle restrizioni legate all’uso di mascherine e dispositivi di protezione, in Italia si fa ancora fatica a separarsi dall’indispensabile oggetto che ci ha accompagnato questi due anni. L’obbligo dell’uso della mascherina FFP2 è stato prorogato fino al 15 giugno per mezzi di trasporto, voli aerei, treni, e spettacoli al chiuso come cinema, teatro e sale da concerto.
L’obbligo è prefissato anche per locali di intrattenimento, pianobar, musica dal vivo e per le competizioni sportive che si svolgono al chiuso. Solo in Campania l’obbligo per ristoranti, negozi e bar viene prorogato per tutta l’estate. Il Presidente della Campania, noto per il suo atteggiamento rigido nei confronti della prevenzione dell’infezione da Covid-19, isola la sua Regione e modifica le regole nazionali.
Secondo le valutazioni fornite dalla Società Italiana di medicina ambientale (SIMA), in Italia, dal marzo 2020 si sarebbero consumate 46 miliardi di mascherine. A livello globale, i numeri salgono in maniera esponenziale; una cifra altissima che si attesta intorno ai 129 miliardi al mese. Dei 46 miliardi italiani, 2 miliardi apparterrebbero alla categoria scolastica: studenti, bambini, operatori scolastici, docenti.
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16 miliardi sarebbero usati dal comparto dei lavoratori che, dall’ufficio alle fabbriche hanno dovuto indossare obbligatoriamente il dispositivo di protezione. Sono numeri che parlano chiaro e che spaventano. 3 milioni al minuto di mascherine rappresentano, quindi, una fonte importante di inquinamento che potrebbe rivelarsi una catastrofe ambientale.
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Il mare è il primo a piangere la tragedia dell’inquinamento da mascherine. Grazie ad uno studio condotto dal Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Università di Milano-Bicocca, pubblicato sulla rivista Environmental Advances ha spiegato i meccanismi di degradazione. I tre strati che compongono la mascherina chirurgica sono formati da fibre di polipropilene rilasciano microplastiche nell’acqua.
Il dato, fornito dagli studi del team di chimici che ci hanno lavorato, parla di un primo quantitativo di queste microplastiche dovute alla degradazione foto-ossidativa dei componenti. Il dato è impressionante: una mascherina rilascerebbe in ambiente marino fino a 173 mila microfibre al giorno.
In uno studio di Altroconsumo, si è analizzata la filtrazione di diversi campioni di mascherine a seguito di 5 lavaggi a 60°. Si è così dimostrato che le mascherine hanno mantenuto le loro capacità filtranti migliorando la respirabilità. Non solo! In commercio è possibile trovare le mascherine FFP1, FFP2, FFP3 in modalità monouso (siglate con NR) e quelle riutilizzabili (identificate con la lettera R). Le mascherine lavabili sono anche un risparmio economico da non sottovalutare. Allora perché non partire da piccoli gesti per cambiare le nostre abitudini e salvaguardare il pianeta?
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