Il cambiamento climatico, la siccità in particolare, ha fatto crollare la produzione di olio d’oliva: si stima ci sia un -37% rispetto al 2021.
Uno dei massimi capisaldi della Dieta Mediterranea è l’olio extravergine di oliva a Indicazione Geografica controllata. L’olio evo (forma abbreviata) si ricava dai frutti dell’Olea europaea L., che fanno parte della famiglia delle Oleaceae, che però noi chiamiamo comunemente ‘ulivo’. La composizione organolettica di questa pianta è rinomata in tutto il mondo, acidi grassi essenziali, oltre che antiossidanti essenziali come idrocarburi, polifenoli, alcoli, steroli e molti altri.
Nonostante questo dato evidente, però da almeno due anni circa 1/4 di tutto l’olio che circola nel nostro Paese non è di provenienza italiana ma è invece sia contraffatto. Le Fiamme Gialle hanno stimato che circa 2,3 milioni di litri di olio circolato in Italia nel 2022 era importato dall’estero. Ma come mai questa situazione?
Coldiretti è sul piede di guerra non solo perchè questo dato fa capire quanto la legge sia spesso troppo poco chiara e non tuteli il consumatore finale, l’etichettatura con indicazioni chiare di filiera infatti non esiste nella maggior parte dei casi. Ma dovremmo porre l’attenzione anche sun un altro aspetto a questo correlato: se c’è così tanta importazione dall’estero è anche colpa della siccità importante che sta compendo la Penisola e che ha rallentato enormemente anche la fioritura degli ulivi.
“Dobbiamo essere pronti a convivere con la siccità, perché le situazioni di crisi idrica saranno sempre più frequenti”. Ha spiegato Massimiliano Pasqui, climatologo e ricercatore del Cnr. Ciò che Ha detto il ricercatore è confermato anche dai dati forniti sempre da Coldiretti che lancia l’allarme nazionale sull’olio e che gli stessi agricoltori testimoniano in presa diretta.
Nell’annata 2022 sono stati 208 i milioni di chili di olio d’oliva prodotti, il 37% in meno rispetto i 329 milioni di chili del 2021. Non solo l’Italia però sta soffrendo il calo di produzione, la Spagna ha fatto sapere che ha prodotto un -30% e la Tunisia -25%.
L’Italia è la seconda consumatrice di olio evo al mondo con circa 480 milioni di chili, dopo la Spagna e prima degli Stati Uniti. Significa circa 8 chili a testa per una spesa media all’anno di circa 117 euro. La Camera di Commercio dell’Umbria ha stimato che quest’anno ci sarà un aumento netto dei prezzi pari a +16% al consumo e +47% quelli all’origine, che si traduce in un +10% di incremento dei listini finali.
Quando si parla di prezzo dell’olio evo si devono prendere in considerazione una serie di variabili ben precise. In primis serve valutare il costo della materia, ovvero la cultivar che cambia in base alla zona geografica, ma anche il costo della raccolta e della cura delle piante, l’estrazione, il confezionamento (bottiglie di vetro, lattine, cartoni, carburante, etichette, spedizioni), il costo dell’energia, gli stipendi dei dipendenti. Ed ora c’è di mezzo anche la siccità. Acquistare olio costerò quindi di più quest’anno per colpa della siccità.
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