I datteri di mare sono una prelibatezza del mare e sono arrivati a valere cifre esorbitanti tanto che i criminali continuano a deturpare i fondali pur di pescarli: vediamo insieme la situazione
La tutela degli ecosistemi ha reso necessario vietare determinate azioni antropiche che vanno a ledere l’integrità di alcuni habitat naturali. La preservazione delle aree protette si avvale anche di leggi ad hoc stabilite per evitare la distruzione di biodiversità uniche e preziose. La conservazione dell’ambiente è prioritaria e fondamentale per la salute stessa degli organismi presenti per mare e per terra, minacciati dalla scellerata attività degli uomini.
I danni causati all’ambiente dall’uomo, lo hanno reso ancora più sensibile e vulnerabile ed ora la sua salvaguardia è diventata una necessità che coinvolge ogni ambito. La protezione delle specie presenti sul nostro Pianeta garantisce l’equilibrio stabilito dalla natura e interferire con esso provoca dissesti irreparabili e difficilmente rimediabili. Il mare ad esempio contiene al suo interno innumerevoli specie che sono state messe in pericolo dalla spregiudicata pesca illegale protratta per decenni, da quelli che sono considerati i “ladri di mare”.
Una delle specie marine protette proprio nei nostri mari è quella dell‘oloturia, i cosiddetti datteri di mare. La loro pesca è vietata ed è considerata reato di disastro ambientale. Questi molluschi, infatti, abitano all’interno di rocce calcaree e pescarli determina letteralmente la distruzione dell’intero ecosistema dei litorali rocciosi dove si annidano. La lotta è continua e le forze dell’ordine si prodigano nella difesa di questa specie a rischio estinzione.
Operazioni di Polizia a tutela del mare e dei suoi preziosi ospiti hanno portato a sequestri di ingenti quantità di datteri pescati illegalmente e all’arresto dei responsabili. La preservazione della specie del dattero di mare è propedeutica per quella di altre specie che vivono sui medesimi scogli e che perderebbero a loro volta l’ambiente marino di appartenenza. Puglia, Campania e Liguria sono letteralmente attaccate dai bracconieri senza scrupoli, che continuano a deturpare gli splendidi litorali e a causare gravi alterazioni alla biodiversità marina.
Per questa specie vige il divieto assoluto di pesca in base sia a fonti internazionali come la Convenzione di Berna o quella di Barcellona degli anni ottanta, sia alla legge italiana (art 7 d.lgs. n. 4 del 2012). I datteri di mare, molluschi dal guscio lungo di colore marrone, si nutrono di plancton e alghe e presentano una crescita molto lenta, che si calcola tra i 15 e i 35 anni. La loro pesca continua nelle acque del Mediterraneo a causa dell‘elevato guadagno che si prospetta per chi li pesca e per chi li vende, considerando che possono arrivare al triplo del prezzo delle ostriche, circa 200 euro al chilo.
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