Era il 20 Aprile del 2010 ed il mondo si accingeva ad assistere al disastro petrolifero più grande della storia: ecco cosa accadde alla piattaforma Deepwater Horizon.
La Deepwater Horizon era una piattaforma semi-sommergibile, la cui costruzione iniziò nel 1998 in Corea del Sud, più specificamente ad Ulsan. Già agli inizi del nuovo millennio iniziò le sue opere di estrazione di petrolio dal fondale sottomarino e nel 2007 veniva descritta come una delle piattaforme di perforazione più potenti al mondo. Il suo impiego viaggiò in lungo ed in largo nell’oceano vicino le coste dell’America: prima a Panama, poi in concomitanza del Messico e senza dimenticare i lavori a ridosso degli Stati Uniti d’America.
Tralasciando tutte le problematiche ambientali che derivano dall’estrazione e conseguentemente dall’utilizzo di petrolio nel mondo, tutto filò liscio fine alle 19:45 del 20 Aprile 2010. In quel macabro giorno, l’intera umanità rimase impassibile a guardare il più grande disastro petrolifero mai avvenuto nella storia.
Deepwater Horizon, il disastro petrolifero più grande della storia: cronologia dei fatti
In quei mesi, la piattaforma stava eseguendo le sue mansioni a largo di Macondo, una località appartenente alla Sierra Nevada. Nelle fasi finali dell’estrazione però, ci fu un guasto, il quale causò un’esplosione della Deepwater. L’incendio causato scatenò fiamme visibili addirittura da 64 chilometri di distanza. L’incendio fu impossibile da estinguere in quanto il petrolio lo alimentava sempre più.
Due giorni dopo, la piattaforma collassò su sé stessa venendo inghiottita dal mare provocando però una fuoriuscita di petrolio incontrastata. Si stima infatti che vennero riversati in mare circa 780mila metri cubi del liquido nero. La zona colpita fu denominata “marea nera”. I danni all’ecosistema, alla fauna ittica, alla pesca e alla salute di tutti coloro che vivevano nei pressi furono incalcolabili.
Vittime e conseguenze
Nell’evento catastrofico persero la vita ben 11 persone. Esse rientravano tutti nei membri dell’equipaggio della piattaforma semi sommergibile. L’azienda proprietaria (la BP) fu chiamata a rispondere delle sue responsabilità solo nel 2014. I dirigenti vennero giudicati come responsabili dell’accaduto e furono costretti a risarcire una cifra intorno ai 18,7 miliardi di dollari agli stati del Golfo. Secondo le analisi degli esperti, fu il risarcimento più grande mai avvenuto nella storia d’America, anche se tutti quei soldi non poterono riparare il danno fatto all’ecosistema, o meglio dire al mondo intero.