L’ausilio dell’intelligenza artificiale renderà possibile uno studio molto approfondito dei vulcani, ed anche migliorare la previsione delle eruzioni.
Ciò che c’è all’interno del vulcano è misterioso quanto la profondità del nucleo terrestre. Geologi, fisici e chimici per molto tempo hanno fatto degli studi a partire da materiale emerso, dalle tensioni elettriche e dalla temperatura. Mano mano che si va a avanti si tenta di rendere sempre più precisi i calcoli. Jules Verne, con il suo “Viaggio al centro della Terra”, ha fatto sognare intere generazioni di poter conoscere un giorno cosa c’è sotto ai nostri piedi, e cos’è che ci sostiene al suolo, l’origine della gravità.
I libri di scuola sono pieni di questi dati, che hanno assolutamente valenza scientifica. Fatto sta, che nessuno ci è mai stato. Così come all’interno della bocca dei vulcani. Le altissime temperature non permetterebbero a nessuno di sopravvivere, neanche a delle sonde. Qualunque cosa venga inserita nel vulcano, viene immediatamente fusa, e diventa lava a sua volta. Ma forse l’intelligenza artificiale può venire in soccorso.
Quello che rende ancora più misterioso il vulcano, è il suo aspetto totemico, che veglia ma allo stesso tempo minaccia le abitazioni intorno. Abbiamo visto di frequente le attività del vulcano in prossimità dei Campi Flegrei, con una buona dose di fuoriuscite di gas. Comprendere meglio il funzionamento dei vulcani può consentire di migliorare i sistemi di prevenzione e soprattutto di previsione delle eventuali eruzioni, sia di lieve che di grande entità.
L’eruzione vulcanica modello Pompei non è un fenomeno frequente. Tuttavia anche solo gettate di fumo e lapilli possono essere molto pericolose, specialmente in Italia dove molte abitazioni si trovano proprio in prossimità, o addirittura costruite alle pendici del vulcano. Un’applicazione, messa a punto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Firenze, ha deciso di utilizzare l’intelligenza artificiale per ricostruire al computer la camera magmatica, con tutta la sua profondità.
Dalla teoria degli scienziati dell’Università di Firenze, team coordinato e diretto da Simone Tommasini, docente di Petrologia e petrografia, si può trovare una correlazione tra la profondità della camera magmatica e le eruzioni vulcaniche. La App ricostruisce l’interno del vulcano, e dalla profondità della camera magmatica può prevedere i fenomeni eruttivi.
“Per ricostruire la struttura profonda di un sistema vulcanico sono necessarie le informazioni su pressione e temperatura dei serbatoi di magma, informazioni difficili da reperire per via diretta e che sono cruciali per una valutazione consapevole della pericolosità di un vulcano“, spiega il docente. Questa app potrebbe essere un importante strumento al servizio di tutti per mettere in atto strategie preventive alle eventuali ripercussioni delle eruzioni sulla popolazione circostante.
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