La più grande estinzione di massa della storia, quella dei dinosauri avvenuta milioni di anni fa, rivista dagli scienziati: scopriamo insieme le ultime novità sulle cause possibili
In un periodo storico in cui si parla ogni giorno di sconvolgimenti atmosferici e delle possibili cause che li determinano, la comunità scientifica si divide tra chi persegue la teoria della correlazione tra attività antropiche e crisi climatica e chi invece esclude tale connessione. Di sicuro gli eventi climatici hanno condizionato la storia del nostro Pianeta sin dalla sua formazione, contribuendo in modo significativo ad alcuni passaggi cruciali della comparsa della vita sulla Terra e dei suoi cambiamenti evolutivi, con tanto di documentate estinzioni di massa come quella che ha comportato la scomparsa di un’intera specie, quella dei dinosauri.
Le teorie sul catastrofico evento, che ha portato alla scomparsa improvvisa e repentina dei dinosauri dal pianeta, sono state diverse. Molti i dubbi e le domande che negli anni si sono posti gli studiosi sulle cause che possano aver prodotto uno sconvolgimento tanto radicale sulla Terra e del perché animali tanto straordinari non siano riusciti a sopravvivere. Il fenomeno avvenne circa 66 milioni di anni fa in quello che viene definito il periodo Cretaceo-Paleogene, durante il quale si è registrata la morte dell’80% di tutte le specie viventi. L’evento denominato K-T, si portò via tutte le specie di vertebrati marini e terrestri, che presentavano un peso superiore ai 25 kg, oltre ad alcune specie di invertebrati. Da qui si è creato una sorta di spartiacque nel processo evolutivo della vita sulla Terra.
La teoria moderna suffragata da più prove è quella che contempla l’impatto di un enorme meteorite sulla Terra. Il luogo è stato individuato nello Yucatan, in Messico, dove sono state rinvenute le tracce tra le rocce nel preciso punto di impatto, evidenziato dagli studi topografici eseguiti tramite telescopi spaziali. Inoltre si parla di punto principale di impatto e si ritiene che ne siano avvenuti altri nel resto del mondo, dopo alcuni ritrovamenti dei medesimi elementi tipici dei crateri meteorici. Un impatto multiplo dunque, causato dalla frammentazione del meteorite in diverse parti che impattarono in più punti sulla Terra, causando l’estinzione della maggior parte degli animali esistenti sul Pianeta in quel periodo storico. Ma la teoria più recente ipotizza ciò che avvenne negli anni immediatamente successivi all’impatto.
I violenti incendi che si propagarono a seguito della collisione produssero una quantità tale di fuliggine, particelle e polveri, da oscurare la luce del Sole, facendo sprofondare la Terra in un periodo di buio che durò quasi un biennio. Niente fotosintesi clorofilliana, niente vita sul Pianeta, dove si produsse una sorta di collasso dell’intero ecosistema terrestre. A questo si aggiunsero le piogge acide prodotte da nubi di polvere di roccia e acido solforico, in quello che possiamo definire un “inverno nucleare post-apocalisse” , con un calo delle temperature di oltre 30 gradi centigradi, che non diede scampo e annientò quasi ogni forma di vita sulla Terra.
Le uniche specie di rettili non aviari sopravvissuti alla catastrofe innescata dal meteorite, furono i coccodrilli e le tartarughe, insieme ai mammiferi e agli uccelli. Questi ultimi riuscirono a sopravvivere all’inverno nucleare grazie a strategie di vita innovative, che permisero un adattamento alle condizioni ambientali proibitive. Comportamenti definibili materni, l’eterotermia, l’uso di penne e piume e peli per la termoregolazione, salvarono queste specie.
Inoltre l’efficienza energetica in assenza di cibo, l’abitudine a scavare tane o costruire nidi, sfruttando anche alcuni periodi di ibernazione con il letargo, sono i principali fattori di sopravvivenza che hanno portato alcune specie a resistere, ad avere una rapida radiazione evolutiva per diversificarsi e a sostituirsi in tutti quei ruoli vacanti della comunità ecologica presente sul Pianeta, in una sorprendente resilienza che li ha portati ad arrivare sino ai giorni nostri. Non subirono quindi la stessa sorte dei dinosauri, caduti sotto la devastazione dell’impatto del meteorite e delle terribili conseguenze innescate successivamente.
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