Da quanto tempo esiste e perché si fa ricorso alla diplomazia animale, che è un fenomeno molto più profondo e vecchio di quanto si pensi.
Diplomazia animale, di che cosa si tratta? Magari la cosa potrebbe farci pensare a “Il Libro della Giungla”, il celebre racconto scritto da Rudyard Kipling nel 1894 e che, in cento e più anni, ha ricevuto diverse trasposizioni cinematografiche e non solo. In molti ricorderanno per esempio il cartone animato degli anni Ottanta e Novanta. Lì gli animali interagivano con loro parlando, esattamente come facciamo noi umani con gli altri nostri simili o – perché no – con altro animali.
Ma non è niente di tutto questo. La diplomazia animale va intesa proprio nell’accezione letterale del termine. Si tratta di quella consuetudine di confermare o di rafforzare dei vincoli di collaborazione e di amicizia tra due o più Paesi del mondo facendo leva sul donare degli animali tipici. Un caso emblematico è quello della Cina, che da decenni ha regalato diversi esemplari di panda a numerosi Stati. Con tutti gli oneri del caso però, perché per mantenere un panda occorre spendere svariate centinaia di euro ogni anno.
La dieta di questi grossi mammiferi è particolare e presuppone che ogni giorno vengano mangiati svariati chili di bambù, almeno 15. Ed altre specie animali richiedono altre cure particolari ed altrettanti costose. Se da un certo punto di vista la diplomazia animale va vista come una sorta di onore – non a tutti viene fatto dono di un panda o di un animale esotico, cosa che altrimenti comporterebbe una serie di lungaggini burocratiche – dall’altra è una cosa che non piace agli animalisti. E questo perché tali animali sono costretti a sobbarcarsi dei viaggi anche di migliaia di chilometri.
Per una situazione che può causare tanto stress. Gli animali non sono certo come noi umani, che viaggiamo su aerei e su mezzi concepiti a nostra misura. Nel loro caso è molto diverso e c’è la necessità di fare ricorso a molte più cautele. Comunque va detto che i corpi diplomatici che devono prendersi cura di un animale anche grosso che è stato loro regalato poi provvedono alla perfezione a dare a questo o a quell’essere tutte le cure necessarie. Con qualche eccezione. Qualche decennio fa l’ex presidente della Repubblica di Francia, François Holland, ebbe in regalo dallo stato africano del Mali un cammello. Holland però non volle saperne di portarlo in patria con sé e lo lasciò ad una famiglia locale. E l’animale venne mangiato. La cosa scatenò un incidente diplomatico tra la Francia ed il Mali.
Possiamo comunque intuire come non sempre la diplomazia diplomatica, ai fini pratici, sia molto gradita come cosa. L’impegno economico che la cosa comporta è un elemento che fa la differenza e quasi mai il regalo ricevuto risulta essere modesto. Ma questa è una usanza vecchia di millenni. Basti pensare all’imperatore Federico II di Svevia, vissuto tra 1194 e 1250 e che allacciò dei buoni rapporti con il mondo islamico, a dispetto delle tensioni che già c’erano ai tempi tra cristiani e musulmani. Ed ebbe in regalo degli elefanti e dei cammelli da vari maharaja . Pare che la stessa cosa avvenne anche circa quattrocento anni prima a Carlo Magno. E 1200 anni prima a Cesare quando incontrò Cleopatra.
Dei nuovi legami tra la "carne finta" e gli stati di depressione sono emersi a…
Quante volte abbiamo mangiato i datteri a Natale? Dopo un pranzo abbondante, spesso accompagnano dolci,…
Indossi il cappello con il pon pon? In pochi sanno che potrebbe essere legato a…