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Disastro ambientale della Deepwater Horizon: le conseguenze sui delfini

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A distanza di anni si hanno i primi risultati sugli effetti a lungo termine del disastro ambientale della Deepwater Horizon sui delfini

Disastro ambientale conseguenze delfini
Piattaforma petrolifera (Foto Adobe)

Era l’aprile 2010 quando ebbe luogo il disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon. 800 milioni litri di petrolio si riversarono nelle acque del Golfo del Messico, a seguito dell’incidente del Pozzo Macondo ad oltre 1.500 m di profondità. Lo sversamento ha visto il suo inizio il 20 aprile 2010 e la sua fine il 4 agosto 2010, esattamente 106 giorni dopo.

Varie le zone colpite come le acque di fronte il Mississippi, la Louisiana, la Florida e l’Alabama. E’ stato il disastro ambientale più grave nella storia dell’America venendo sopranominato “Marea nera”. Dopo il 2010 si è tentato di limitare per quanto possibile i danni. Ad oggi però nuove informazioni emergono da uno studio, ovvero le conseguenze a distanza di anni che il disastro ha avuto sulla fauna marina.

I delfini e le conseguenze del disastro ambientale della Deepwater Horizon

Delfini (Foto Adobe)

Uno tra i primi studi effettuati per poter comprendere quali fossero state le conseguenze del disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, quello pubblicato su PLOS One, condotto dalla National Marine Mammal Foundation di San Diego. Tra le zone più colpite dalla catastrofe la Baia di Barataria, Louisiana, ed è proprio qui che si è studiato come i delfini fossero sopravvissuti negli anni. Purtroppo i risultati non sono affatto buoni.

Tra  il 2013 e il 2018 sono state effettuate analisi a 71 delfini, prelevando campioni di sangue per sottoporli ad una ricerca genetica confrontando poi i campioni di delfini che vivono in Florida, precisamente nella Baia di Sarasota dove lo sversamento di petrolio non è giunto. I risultati sono scoraggianti, infatti i delfini che vivono nelle acque contaminate hanno variazioni genetiche che riguardano soprattutto il loro stato di salute. Tra tutti spicca il gene PRG3 ovvero quello che negli esseri umani indica il declino dello stato dei polmoni. Nei delfini presi in esame è presente in una quantità di 8volte maggiore rispetto ai delfini che vivono in acque “pulite”.

Infatti i delfini che abitano nelle acque inquinate presentano problemi polmonari oltre ad una minore risposta immunitaria che generalmente è più elevata nei loro simili. L’anno nel quale sono stati riscontrati dati peggiori è il 2013, ma gli scienziati non vogliono trarre conclusioni troppo affrettate. Infatti al momento il numero dei delfini studiati è troppo basso e inoltre non si può dire con certezza ancora se i danni causati siano per colpa dello sversamento legato al disastro ambientale oppure a seguito degli altri inquinanti che sono presenti all’interno delle acque dove vivono.

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