Il disastro ambientale a Porto Torres ha determinato un alto livello di inquinamento e ingenti danni all’ecosistema. Eppure non sembra che l’emergenza sia stata presa molto in considerazione, a giudicare dal fatto che, secondo il parere di alcuni, non ha ricevuto la dovuta attenzione. Sono numerosi i litri di olio combustibile riversati in mare a causa del cedimento delle tubature che trasportano l’olio, mentre la nave cisterna Emerald compiva delle operazioni di rifornimento. Una minaccia per gli equilibri naturali e per un ambiente da valorizzare in termini di patrimonio naturalistico.
Da parte degli organi competenti è stata avviata anche un’inchiesta, per chiarire se veramente i sistemi di prevenzione e di protezione non hanno funzionato a dovere. Forse i danni ambientali potevano essere evitati? È difficile rispondere a questa domanda. Ciò che è certo è invece il fatto che la marea nera tutta italiana ha rappresentato un duro colpo per la sostenibilità ambientale. Uno scenario che ricorda per certi versi il disastro della Louisiana causato dalla piattaforma petrolifera in fiamme.
I paragoni certo lasciano il tempo che trovano, ma si tratta sempre di inquinamento del mare, che coinvolge in modo diretto anche le specie animali e vegetali, fonte di ricchezza in termini di biodiversità. L’operazione di bonifica mira a rimediare ai danni, ma sicuramente ciò che è accaduto non fa altro che rendere più complessa la questione dell’inquinamento del mare, acuita nel Mediterraneo dalla presenza di petrolio e plastica.
Essenziale per la tutela ambientale è puntare sulla prevenzione, perché quello di Porto Torres forse era un disastro annunciato, considerata la mancanza di limiti per lo sviluppo industriale.