Nel novembre del 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, si verificò uno dei più terrificanti incidenti ferroviari della storia italiana: il disastro della Ferrovia Roma-Nord.
L’8 settembre 1943, attraverso un messaggio radiofonico, il maresciallo Pietro Badoglio, a capo del Governo italiano da circa un mese e mezzo, annunciava l’armistizio, firmato qualche giorno prima a Cassibile che prevedeva la resa incondizionata agli Alleati dell’Italia nel secondo conflitto mondiale. Era l’inizio di quella che gli storici ribattezzarono la “Guerra civile in Italia”.
L’Italia era praticamente spaccata in due e devastata dai bombardamenti, mentre la Resistenza partigiana si opponeva all’occupazione tedesca. Le perdite sono ingenti ambo le parti, ma anche tra i civili, vittime di rappresaglie e bombardamenti. A poco più di due mesi da quell’annuncio di Badoglio che risuonò tra le macerie di un Paese ormai in ginocchio, si verificò uno degli incidenti ferroviari più sanguinosi della nostra storia: il disastro della Ferrovia Roma-Nord che provocò la morte di 120 persone ed il ferimento di altre circa 200.
Il disastro della Ferrovia Roma-Nord: la ricostruzione
La pioggia batteva prepotentemente sulle rotaie della linea Roma-Nord il 15 novembre del 1943, data passata alla storia per uno dei disastri ferroviari più terrificanti mai accaduti nel nostro Paese.
Tutto ebbe inizio nel tardo pomeriggio quando un treno, partito da Viterbo con destinazione Roma, si fermò alla stazione di Sant’Oreste. Il convoglio era composto da cinque carrozze, stracolme di passeggeri, la maggior parte dei quali di rientro nella Capitale dopo aver acquistato cibo e beni di prima necessità, vista la drammatica situazione. L’Italia era, difatti, devastata dalle bombe ed i partigiani stavano combattendo una sanguinosa guerra contro l’esercito tedesco. I beni alimentari scarseggiavano, molte zone erano rimaste senza acqua ed elettricità e la popolazione viveva nel terrore delle violente rappresaglie naziste.
Il treno, per un errore del macchinista, ripartì verso la Città Eterna. Un altro errore, questa volta di comunicazione con la stazione, portò un altro convoglio, formato da quattro carrozze e fermo alla stazione di Rignano Flaminio, a procedere nella stessa direzione: sequenza drammatica che portò ad un scontro inevitabile. L’impatto tra i due treni, come ricostruiscono alcune fonti locali ed Il Messaggero, l’unica redazione a riportare la notizia sulle proprie pagine al mattino seguente, avvenne nei pressi del cimitero di Rignano Flaminio.
I primi soccorsi ed il bilancio
Le poche immagini dell’epoca ricostruiscono un groviglio di lamiere, bagnato dalla pioggia che si mescolava al sangue: intrappolati all’interno decine e decine di corpi ormai privi di vita, alcuni smembrati, ed altri passeggeri feriti, molti gravemente.
Una tragedia capace di far passare in secondo piano anche le ostilità e gli schieramenti di guerra: a prestare soccorso, difatti, un convoglio di soldati tedeschi ed alcuni volontari che iniziarono le operazioni tra le urla strazianti. Estratti dalle lamiere, per molti passeggeri e per il personale era ormai troppo tardi, altri vennero trasportati in ospedale, alcuni dei quali morirono poco dopo. Il bilancio finale è di 120 morti, i feriti circa 200.
A distanza di ormai 80 anni, quel disastro rimane indelebile per il nostro Paese. In occasione dell’anniversario, da tempo, il Comune di Rignano Flaminio organizza, in collaborazione con alcune associazioni, una commemorazione per ricordare le vittime.
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