Sei persone decedute e trentatré ferite: è il bilancio del disastro ferroviario consumatosi nel giugno del 1992 a Caluso, in provincia di Torino.
Sta per iniziare l’estate del 1992, un’estate segnata dalla strage di via D’Amelio, consumatasi 57 giorni dopo quella di Capaci, in cui morirono rispettivamente i giudici Borsellino e Falcone, quando, il 10 giugno, sei persone persero la vita in un drammatico incidente ferroviario.
Alle 15:22 di quel giorno due treni si scontrarono violentemente vicino la stazione di Caluso, in provincia di Torino. Oltre alle sei vittime, nella tragedia 33 persone rimasero ferite. Ricostruiamo le fasi di quanto accaduto.
La ricostruzione dell’incidente del 10 giugno 1992
L’incidente avvenne all’uscita della galleria Caluso, nei pressi della stazione omonima, in provincia di Torino. Qui si scontrarono due treni: il primo era partito da Torino e doveva raggiungere Aosta, mentre il secondo era il treno locale Aosta-Chivasso.
Quest’ultimo stava aspettando il via libera appena dopo la fine del tunnel, ma il primo treno lo ha raggiunto ad una velocità di 70 km/h non riuscendo ad evitare l’impatto. L’urto fu terribile e il boato ruppe la quiete di quel primo pomeriggio di giugno, restarono solo due treni incastrati fra loro.
Non ci fu nulla da fare per alcuni passeggeri, sei in totale, nonostante l’intervento tempestivo dei soccorsi. Addirittura i vigili del fuoco furono costretti a tagliare le lamiere per estrarre alcuni corpi. Trentatré persone rimasero ferite e furono trasportate immediatamente presso gli ospedali della zona.
Le indagini successive
Le indagini non furono per niente facili, infatti la linea che si trovava tra Chivasso ed Aosta, gestita dal Genio ferrovieri, in precedenza aveva registrato diversi guasti e le riparazioni non si erano concluse in tempi brevi.
Per quanto riguarda l’incrocio tra i due coinvolgi coinvolti fu accertato che sarebbe dovuto avvenire alla stazione di Caluso, ma il treno locale era in ritardo ed era stato fermato al segnale di protezione, mentre il direttissimo doveva essere fermato per favorire l’incrocio. Ma le cose non andarono così, infatti, il treno diretto ad Aosta continuò la marcia fino al momento del terribile urto. Secondo quanto appurato, dunque, si trattò di un errore umano commesso dai capistazione militari di Caluso e Candia Canavese.