La ricostruzione dell’incidente ferroviario verificatosi nell’aprile del 2010 tra le stazioni di Laces e Castelbello, in provincia di Bolzano.
Un lunedì che sembrava essere come tutti gli altri quello del 12 aprile 2010, quando in provincia di Bolzano si verificò un drammatico incidente ferroviario che provocò morti e feriti. Il disastro tra le stazioni di Laces e Castelbello.
Un treno regionale che viaggiava sulla linea ferroviaria della Val Venosta, venne travolto da una frana staccatasi dalla parete rocciosa che costeggiava i binari. Sul posto, dopo pochi minuti, si precipitarono i soccorsi che avviarono le operazioni.
Una tragica fatalità quella che causò l’incidente ferroviario di Laces, comune della provincia di Bolzano, nella mattinata del 12 aprile 2010.
Il treno regionale 108, partito da Malles e diretto a Merano, stava percorrendo la linea della Val Venosta, inaugurata cinque anni prima. A bordo tanti passeggeri, tra pendolari, turisti e studenti. Giunto nel tratto compreso tra le stazioni di Laces e quella di Castelbello, intorno alle 9:00, venne improvvisamente travolto da una frana, un ammasso di detriti staccatosi dalla parete rocciosa che costeggiava la ferrovia. L’impatto trascinò il convoglio, finito poi nella scarpata adiacente ed incastratosi tra la vegetazione che impedì la caduta nel fiume Adige.
Dopo quanto accaduto, sul luogo dell’incidente si portarono i vigili del fuoco e diversi mezzi di soccorso. I passeggeri vennero estratti dal convoglio. Nonostante la tempestività dell’intervento, per nove persone non ci fu nulla da fare. Tra loro anche il macchinista del regionale e quattro ragazzi di età compresa tra i 18 ed i 25 anni.
Nell’incidente rimasero ferite anche 28 persone, alcune di loro riportarono gravi ferite e vennero trasportate negli ospedali della zona.
Da quanto venne accertato attraverso le inchieste, non vi furono responsabilità umana nel disastro: la frana staccatasi dalla parete, nel preciso istante in cui il convoglio sopraggiungeva, fu provocata da un’infiltrazione d’acqua per via della rottura improvvisa ed imprevedibile di un tubo utilizzato per l’irrigazione dei campi circostanti. Otto persone, due proprietari del terreno crollato ed i gestori dell’impianto di irrigazione, vennero rinviate a giudizio e poi assolte al termine del processo, conclusosi nel novembre del 2015.
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