Sono trascorsi quasi 50 anni dalla tragedia consumatasi nel giugno del 1964 alla stazione di Niella Tanaro (Cuneo), dove due treni si scontrarono.
Nella stazione di Niella Tanaro, in provincia di Cuneo, la sera del 7 giugno del 1964 si consumò un terribile schianto fra due treni lungo la linea ferroviaria Bra-Ceva: i convogli coinvolti erano un accelerato e un’elettromotrice.
La tragedia costò la vita a tre persone, mentre altre 45 rimasero ferite e furono soccorse dalle squadre che immediatamente arrivarono sul luogo. I soccorritori fecero del loro meglio per tirare fuori dai convogli le persone rimaste incastrate nel più breve tempo possibile.
La sera del 7 giugno del 1964 il primo dei due treni coinvolti, partito da Savona e diretto a Torino, avrebbe dovuto incrociare nei pressi della stazione di Bastia Mondovì il secondo convoglio, questo, però, non avveniva tutti i giorni, ma solo durante i festivi. Quel giorno, però, l’incrocio sarebbe dovuto avvenire non più in questa stazione, ma in quella di Niella Tanaro.
Purtroppo, l’elettromotrice, dopo aver fatto la fermata prevista, riprese la sua corsa, ma subito dopo si schiantò con il convoglio accelerato che era fermo perché il segnale indicava la via impedita. Il convoglio elettrico dopo il terribile scontro si rovesciò uscendo dai binari.
A prestare immediatamente soccorso alcuni uomini che lavoravano alla stazione e alcune persone che abitavano vicino la zona. Non trascorse molto e si precipitarono sul luogo la Croce rossa e i Vigili del Fuoco. I feriti più gravi furono immediatamente trasportati nel nosocomio vicino, mentre gli altri negli ospedali più distanti.
Purtroppo per tre persone non ci fu nulla da fare. Due di loro non furono immediatamente riconosciute, perché non avevano con sé i documenti, mentre la terza vittima era un carabiniere che lavorava a Torino.
Partirono immediatamente le indagini e furono arrestate cinque persone. Si trattava di cinque ferrovieri accusati di essere responsabili e corresponsabili del terribile incidente ferroviario. Ad essere arrestati: il capotreno, un agente, un conduttore, il macchinista e l’aiuto macchinista. Trascorsero tre mesi in carcere e vennero rimessi in libertà provvisoria e furono rinviati a giudizio nel tribunale di Mondovì. Le accuse erano quelle di disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo.
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