La vicenda della marea nera di petrolio è un continuo tormento. Non solo perchè il disastro sta deturpando l’ambiente e le meraviglie paesaggistiche e faunistiche del Golfo del Messico, ma anche perchè i tentativi di blocco della fuoriuscita del greggio stanno diventando una saga comica che purtroppo tutto fa, fuorchè ridere. Dalle ultime indiscrezioni pare infatti che l’innovativo tappo di contenimento installato settimana scorsa abbia sì fermato il greggio di quella falla, ma al contempo ne abbia creata un’altra. Ora c’è da capire se il pozzo abbia un struttura fragile e fino a che punto, onde evitare di trasformarlo in un colabrodo.
Proprio nella notte di domenica le autorità statunitensi, allarmate dai nuovi fiotti di greggio, hanno avvertito il colosso petrolifero britannico per accertare l’entità delle fuoriuscite. Addirittura, hanno avanzato l’ipotesi di riaprire la falla da pochi giorni sigillata per fare le opportune analisi. Se vogliamo utilizzare un termine per definire la situazione attuale, il migliore che trovo è “disastro nel disastro“, ma in chiave quasi grottesca. Se non fosse che la posta in palio sia il benessere dell’ambiente, verrebbe quasi da riderci sopra.
Se consideriamo le prime affermazioni della BR in merito alla nuovissima cupola contenitiva, ovvero di enorme fiducia (supportata anche dal presidente Obama, stranamente ottimista in questo caso), farebbe quasi stranire l’idea che possa essere capitato un disguido del genere. Ma le parole dell’ex ammiraglio della Guardia Costiera Ted Allen, responsabile statunitense della pulizia, indirizzata a Bob Dudley, capo delle operazioni in loco della Bp, non lasciano scampi. Riferendosi a delle anomalie riscontrate sul posto, ha messo per iscritto a indirizzo della BP quanto segue: “Vi invito pertanto a fornirmi al più presto una procedura scritta per riaprire la valvola (del pozzo Macondo), qualora la fuoriuscita di idrocarburi presso il pozzo fosse confermata“. Questa brutta storia rischia seriamente di diventare infinita, intanto, è già entrata a pieno titolo tra le peggiori catastrofi ambientali della storia.