[galleria id=”909″]Basta. Fine. Stop. Ora queste parole riecheggiano nel Golfo del Messico. Il greggio non sgorga più dalla falda petrolifera, il pozzo della BP è stato definitivamente sigillato. La marea nera, finalmente, è stata placata, scongiurata e sconfitta. A poche ore dal decreto ufficiale che vede il pozzo petrolifero tappato per sempre (o almeno, si spera) non resta altro che la scia di morìe di pesci e animali acquatici, oltre che il deturpamento degli habitat e l’inquinamento marino. L’America raccoglie i cocci di questo disastro immane, e nei prossimi anni proverà a reincollarli insieme e far tornare il “vaso” com’era prima della tragedia, o almeno ci prova.
A dare la lieta novella al mondo intero è stata la stessa British Petroleum: dopo aver collegato il pozzo di collegamento e aver iniettato tonnellate di cemento e fango per tappare la falla, il pozzo è stato sigillato. I vertici della BP, così come il Presidente americano Barack Obama possono tirare un bel sospiro di sollievo. Dopodichè, dovranno rimboccarsi le maniche.
C’è da gioire per questa notizia, è vero, ma se solo si pensa a quante morti ha provocato la tragedia, il sorriso scompare ben presto. Lasciando riposare in pace gli 11 operai defunti durante il lavoro, per il quale va il nostro primo pensiero, consideriamo invece gli animali sacrificati: sono stati censiti -ahimè-5.951 uccelli marini (tra cui 1.595 gabbiani, 376 pellicani bruni e 182 sule del nord), 585 tartarughe marine e 92 mammiferi marini (tra cui alcuni delfini).
Per fortuna, però, ci sono state altre bestiole che invece sono scampate alla sciagura: 2.071 volatili, 528 tartarughe marine e 9 mammiferi marini. Che sono già stati portati in centri di recupero e accoglienza della fauna negli Stati della Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida. Che non si sa, purtroppo, quali gravissime conseguenze si trascineranno negli anni a venire e quali malformazioni genetiche trasmetteranno ai loro discendenti.
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