E’ incredibile. Oltre al danno, pure la beffa in America. Pare proprio che siano riprese le trivellazioni nel Golfo del Messico, malgrado lo stop di sei mesi annunciato dal Presidente USA, Barack Obama. Le intenzioni di Obama erano ferme e decise ma, a quanto pare, di fronte la legge anche lui deve chinare il capo. Anche se in realtà la Casa Bianca ha avanzato “un ricorso nel ricorso”, quello già portato avanti dalle compagnie petrolifere assolutamente urtate dalla pausa imposta dal Governo. Portata in tribunale la questione, il giudice l’ha accolta, e a quanto pare tutto è tornato come se il tragico episodio non fosse accaduto.
Ma Obama, naturalmente, non ci sta. E lo dichiara il portavoce: “Faremo immediatamente ricorso contro la sentenza facendo sapere che il presidente americano è fermamente convinto che la trivellazione a queste profondità senza certezze sulla sicurezza non ha senso“. Dichiarazione appoggiata dal Segretario dell’Interno, Ken Salazar, anch’egli contrariato da questo provvedimento assurdo agli occhi di tanti di noi.
Nel frattempo, la British Petroleum non resta a guardare il greggio che fuoriesce dalla falla. Per tamponare i danni, la società petrolifera ha deciso di donare il ricavato economico del petrolio recuperato alla National Fish and Wildlife Foundation, allo scopo di salvaguardare gli habitat naturali e marini e ripristinare una sorta di normalità nelle aree colpite dal disastro petrolifero. Una buona notizia: al momento, le operazioni di pompaggio del carburante sta dando buoni frutti, si stima infatti un recupero di 16mila barili di greggio al giorno.
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