Gli effetti del riscaldamento globale si fanno sempre più evidenti e uno degli aspetti che più preoccupa gli scienziati è l’aumento della velocità di frammentazione delle piattaforme di ghiaccio. Il fenomeno è abbastanza noto: si formano delle crepe nel ghiaccio, dall’alto verso il basso, che portano a delle spaccature con il conseguente rilascio di iceberg nell’oceano.
Cercando di comprendere meglio i meccanismi alla base di questo fenomeno, un gruppo di ricercatori del Jet Propulsion Laboratory della NASA e dell’Università della California ha focalizzato la propria attenzione sul mélange, una miscela fangosa di neve e pezzi di ghiaccio che ha la capacità di riempire le crepe e di attaccarsi al ghiaccio e alla roccia evitando così che si stacchino iceberg o altri frammenti più piccoli. I risultati del loro studio sono apparsi nei giorni scorsi sulla rivista PNAS.
I ghiacciai sono considerati dai climatologi i termometri della temperatura media globale ed è proprio lo stato in cui versano le calotte di ghiaccio polari a darci spesso indicazioni sulla gravità del problema del riscaldamento globale.
Dopo aver individuato alcune piattaforme tra le più vulnerabili alla rottura, i ricercatori hanno selezionato 11 fratture da studiare. Grazie allo studio di modelli dell’evoluzione delle calotte polari in Groenlandia e in Antartide, è stato possibile osservare gli effetti dell’assottigliamento delle piattaforme causato dallo scioglimento del ghiaccio e, separatamente, dell’assottigliamento dei livelli del mélange, i cui strati si stanno sciogliendo principalmente per contatto con l’acqua dell’oceano che si fa sempre più calda a causa dell’aumento delle temperature.
Il semplice assottigliamento del ghiaccio, senza variazioni per quanto riguarda lo spessore del mélange, non ha influenzato la capacità della stessa miscela fangosa di riempire le fratture. Al contrario, l’assottigliamento del solo mélange, senza considerare la diminuzione del ghiaccio, ha provocato un allargamento delle fratture molto più rapido, rendendo più probabile la formazione degli iceberg.
I ricercatori hanno esaminato le dinamiche alla base della formazione dell’iceberg A68, una massa di ghiaccio delle dimensioni del Delaware, che si è staccato nel luglio 2017 dalla piattaforma Larsen C, la più grande tra quelle dell’Antartide. Secondo gli scienziati il distacco è dovuto molto probabilmente proprio a un assottigliamento del mélange.
“L’assottigliamento del mélange, che agisce come una colla in grado di tenere insieme grandi segmenti di piattaforme di ghiaccio galleggianti, è un altro modo in cui il cambiamento climatico può causare un rapido ritiro delle piattaforme di ghiaccio dell’Antartide”, ha detto Eric Rignot, professore dell’Università della California e coautore dello studio. “Considerando attentamente questo aspetto, potremmo aver bisogno di ripensare le nostre stime sui tempi e sull’estensione dell’innalzamento del livello del mare dovuto allo scioglimento del ghiaccio polare, che potrebbe arrivare prima e con effetti più gravi del previsto”.
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