L’ultimo rapporto della Banca mondiale ha lanciato l’allarme: il mondo è pieno di rifiuti. E per questo stanno nascendo i distretti circolari verdi
Secondo i dati lasciati dalla Banca Mondiale – nel rapporto What a waste 2.0: a global snapshot of solid waste management to 2050 – i rifiuti urbani incrementeranno del 70 % arrivando a 3,14 miliardi. Tra i colpevoli la crescita demografica e economica. Inoltre non si può sottovalutare che il 34% dei rifiuti sono dovuti a paesi ad alto reddito. Questi riescono a riciclarne il 31% mentre quelli a basso reddito solo il 4%. Di conseguenza più del 90 % finisce in discarica o bruciato.
Ma per fortuna negli ultimi anni sono state sviluppate delle tecnologie affinché si possa rendere maggiormente sostenibile l’economica circolare tramite il riciclo dei rifiuti. Non si può infatti dimenticare che questi possono diventare nuovi beni a basso impatto di CO2, dando vita al modello di Distretti circolari verdi
Cosa sono e come funzionano i Distretti circolari verdi
I Distretti circolari verdi sono delle piattaforme tecnologiche e industriale che integrano vari tecnologie di chimica verde e di economia circolare. Questo non è altro che un modello che contribuisce alla riconversione dei tradizionali siti industriali in più funzionali processi di produzione di prodotti chimici a basse emissioni. L’obiettivo? Produrre dai rifiuti polimeri riciclati e prodotti chimici a basso contenuto di carbonio che possono essere riutilizzati nelle catene industriali. Vien da se che questo processo va di pari passo con il concetto di economia circolare. Fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici.
All’interno di queste vengono impiegate tecnologie il cui obiettivo è quello di contribuire alla decarbonizzazione e al riciclo dei rifiuti e scarti plastici. Basta solo pensare che in Europa vengono prodotti 25,8 milioni di tonnellate di plastica. Ma solo il 30% viene avviato al riciclo: la restante parte viene incenerita o smaltiti illegalmente nell’ambiente.
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I benefici i questi distretti sono molti e sono riscontrabili nel comparto industriale. Ad esempio si possono sostituire le fonti fossili nei processi produttivi con gas o idrogeno circolari. Questi, infatti, hanno un impatto inferiore riducendo le emissioni di CO2. Non mancano i vantaggi anche nel settore dei trasporti visto come l’anidride carbonica può essere ridotto tramite carburanti circolari: metanolo, etanolo e ammoniaca. Purché derivanti da conversione di rifiuti e classificati come “recycled carbon fuels”