Una bomba ad orologeria che rischia di esplodere presto. Fortunatamente sono iniziate le operazioni di messa in sicurezza per la petroliera nello Yemen.
Parliamo spesso di disastri ambientali, che sono diversa cosa rispetto alle calamità naturali. Nel secondo caso si tratta di terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche, insomma, eventi indipendenti dall’impronta umana. Mentre invece i disastri ambientali sono gli incidenti che hanno portato ad una devastazione ambientale, oltre che umana. Ed allora nucleare e sversamenti di petrolio in mare.
Il più grave dei quali, negli ultimi decenni è stato quello della Deepwater Horizon. Ed ora ci si trova alle prese con la FSO Saver, che dal 2015, anno in cui è iniziata la guerra civile in Yemen, è ormeggiata vicino alla costa ed è un pericolo consistente per la popolazione che già subisce quotidianamente le conseguenze di un conflitto intestino.
La nave è stata costruita nel 1976 da una scietà giapponese, e da allora è stata utilizzata da varie nazioni per il trasporto di greggio. Dal 2015 è ormeggiata nel Mar Rosso a nord di una città dello Yemen. Da quando la guerra civile ha preso piede nel Paese nessuno si è più occupato della FSO Saver, che contiene ancora 1,14 milioni di barili di petrolio.
Piano piano, con il passare degli anni, l’esposizione al vento, al sole ed al sale, hanno lentamente degradato la struttura. Inoltre il gas che inibiva l’esplosione dei barili di petrolio e lo sversamento in mare è esaurito. Finalmente a luglio 2023, su spinta delle associazioni ambientaliste ed umanitarie, le nazioni unite hanno iniziato un programma di salvataggio e di messa in sicurezza della petroliera, operazione che doveva essere fatta da tempo e che per ora non ha causato alcun disastro ambientale.
Il direttore esecutivo di Greenpeace MENA, Ghiwa Nakat, in un comunicato stampa dell’associazione datato due giorni fa afferma che “sebbene l’operazione di salvataggio comporti dei rischi, non intervenire sarebbe ancora più pericoloso. Ci auguriamo che l’operazione di messa in sicurezza sia l’ultimo capitolo di questa terrificante vicenda di cui sono responsabili le compagnie petrolifere”. I rischi non sono pochi, ed il pericolo che la movimentazione dei barili di petrolio possa innescare un’esplosione non è probabile ma comunque possibile. In ogni caso la scelta è stata per la messa in opera del salvataggio, altrimenti si rischierebbe un disastro ambientale ed umanitario ancora peggiore.
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