Vi siete mai chiesti dove finiscono i vestiti? La discarica dell’Europa compromette l’ambiente. Ecco perché sapere di piu’ sul punto non ti farà affatto piacere.
Siamo nell’era del fast fashion, lo sapevi? Se non hai mai sentito o letto sul web questa espressione ti spieghiamo noi il suo significato. Molti utenti sui social la criticano elevandola a piaga sociale, una moda fast ovvero velocemente destinata a deperire. Un po’ come quando compriamo un capo di abbigliamento e poi lo mettiamo da parte perché ormai quella è superata.
Avere tante cose e farsi vedere sempre con capi diversi, è questa in estremi sintesi la tendenza cui assistiamo oggi. Da cosa deriva? Dal fatto di avere una manodopera pagata a pochissimo prezzo e dei prezzi veramente bassi, vestirsi oggi a pochi euro è diventato facile ed accessibile a tutti. Ma non è oro tutto quello che luccica direbbero le nostre nonne.
Kantamanto è uno dei mercati grandi per quanto riguarda la vendita di seconda mano. Vi lavorano ben 30mila persone ma in condizioni per nulla sicure e l’incendio del 2020 lo dimostra chiaramente. Ci troviamo nella periferia di Accra, capitale del Ghana. Sono 15 milioni gli indumenti che arrivano ogni settimana; questi provengono dai negozi, merce che per anni non sono mai riusciti a vendere, oltre ad articoli donati a enti di beneficenza o lasciati nei cassonetti per procedere al riciclo. Solo un terzo che corrisponde a 6 milioni di vestiti vengono rivenduti o riciclati. Ed il resto? Smaltito.
Quello a cui si assiste è una “catastrofe ambientale” per la biodiversità marina nonché un danno economico per le attività di pesca. Una situazione d’emergenza che ha fatto “scomodare” persino l’UE. La Commissione europea ha previsto alcune norme circa la responsabilità estesa del produttore; degna di menzione la norma che impone ai commercianti di pagare per i rifiuti che creano. Attualmente i commercianti di Kantamanto ricevono 0,06 centesimi di euro per ogni articolo che trattano.
Sul punto da Bruxelles arriva una proposta ambiziosa ossia quella di imporre una soglia minima obbligatoria pari a 50 centesimi per articolo. La proposta della Commissione europea dovrebbe arrivare questo mese. Il Parlamento europeo si sta prodigando ai fini di concludere un pacchetto di proposte legislative tese a ridurre gli effetti negativi del “fast fashion”.
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