I prodotti sostenibili fake sono una problematica molto diffusa che porta al fenomeno del greenwashing. L’Ue si sta rimboccando le maniche per mettere un freno a tutto questo con provvedimenti e nuove misure.
Nell’ultimo decennio il tema della sostenibilità ha preso sempre più piede. A fronte degli imperanti cambiamenti climatici governi e cittadini si stanno muovendo verso una maggiore consapevolezza. Dall’alimentazione, all’edilizia, alla moda, sono tantissimi i comparti soggetti a una rivoluzione verde. Malgrado i passi fatti, si diffonde a macchia d’olio un problema che rende la sostenibilità non così trasparente: il greenwashing.
Con questo termine si indicano le operazione di marketing volte a usare la sostenibilità solo a fini pubblicitari, per dare una determinata immagine, ma dietro la quale non c’è una reale attenzione per le sorti del Pianeta. Aumenta il numero delle aziende che ricorrono a comunicazione che possono forviare in merito al loro impatto sul Pianeta. Sono all’ordine del giorno prodotti dichiarati sostenibili, ma in realtà fake.
Per mettere un freno al fenomeno del greenwashing la Commissione europea è intervenuta. D’altronde sempre più spesso ci sono casi di imprese che usano la sostenibilità perché è ormai una moda, ma in realtà non mettono in campo azioni green nelle loro produzioni.
Per esempio ci sono marchi di moda che propongono sul mercato magliette millantante come riciclate, oppure prodotti custodito con imballaggi green: la verità è che di sostenibile c’è ben poco. Nel 2020 la Commissione ha condotto uno studio da cui è emerso come più della metà della comunicazione sulla sostenibilità da parte dei brand sia molto vaga: nel 40% dei casi addirittura sarebbe non vera.
Per invertire la rotta dall’Ue arrivano precisi obblighi da parte delle aziende e delle loro comunicazioni in fatto di sostenibilità. Le aziende dovranno dimostrare con prove scientifiche le loro dichiarazioni volontarie sulla loro attenzione per l’impatto ambientale. La proposta, che dovrà passare sotto il vaglio del Parlamento europeo, prevede inoltre da parte delle organizzazioni dei consumatori la possibilità di mettere in campo azioni legali nel momento in cui si rendano conto che le dichiarazioni green delle aziende siano prive di fondamento.
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