La storia del geologo statunitense la cui sepoltura arrivò fino alla Luna. Un epilogo poco consuetudinario per una vita altrettanto speciale
Ci sono delle storie che hanno dell’incredibile, le cui vicende potrebbero essere facilmente terreno narrativo per un romanzo. E la retorica statunitense sguazza in questo genere di racconti. Al punto che stupisce che ancora non sia stato fatto un film sulla vita e sulla morte di Eugene Merle Shoemaker, meglio conosciuto come Gene Shoemaker, geologo statunitense degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, la cui vita professionale è stata dedicata alla scoperta di collisioni di comete ed asteroidi con i pianeti. La sua ossessione per gli asteroidi terminò solo a causa di una morte accidentale, proprio mentre si stava recando in missione per trovarne altri.
Il suo lavoro è stato supportato dalla moglie e da un altro scienziato, David Levy. I loro prestigi scientifici sono stati tali che una cometa da loro scoperta porta il loro nome – Shoemaker Levy-9 -. Ciò che ha contraddistinto la sua carriera sin dall’inizio è stato proprio l’accanimento nel dimostrare quanto frequentemente nella storia geologica dei pianeti ci siano stati e ci siano tutt’ora impatti con degli asteroidi. La sua tesi di dottorato all’Università di Princeton era proprio centrata sulla dimostrazione che il cratere di Barringer, in Arizona, era stato formato dall’impatto con un asteroide.
La sua carriera iniziò a decollare proprio a fronte degli studi dettagliati sul ruolo degli asteroidi nei cambiamenti geologici dei Pianeti. Li ha letteralmente inseguiti per tutta la vita, fino alla fine. Shoemaker, insieme alla moglie ed al collega Carl Levy, nel 1993 hanno potuto beneficiare di onori scientifici grazie ad una testimonianza che non era mai stata riportata fino a quel momento. Grazie all’analisi delle lastre fotografiche dei dintorni di Giove, gli studiosi sono riusciti a cogliere l’impatto di una cometa sul Pianeta proprio nel momento esatto della collisione. Oltre alla incredibile concordanza della foto con l’evento, la novità è stata anche di “pizzicare” una cometa nell’orbita di un Pianeta. E questo è stato il principale motivo per cui questi scienziati sono ricordati. Gene Shoemaker ne ha avuto uno in più.
La completa dedizione allo studio del cielo e delle sue componenti, ha portato Shoemaker ad appassionarsi anche del satellite terrestre per eccellenza: la Luna. Ed erano i tempi favorevoli, quelli delle prime missioni. Ad una di queste avrebbe dovuto partecipare. Purtroppo le analisi mediche gli trovarono una forma di insufficienza renale che non gli permise di far parte fisicamente del lancio. In ogni modo ne fu testimone d’eccezione, dato che gli era stata affidata la telecronaca delle prime missioni Apollo per conto della CBS. E le sue ricerche sulla Luna, i Pianeti e gli asteroidi sono terminate il 18 luglio 1997, in seguito al decesso dello scienziato provocato da un grave incidente stradale in Australia. Le sue ceneri sono state parzialmente lanciate dentro una capsula proprio sulla Luna dove si trovano tutt’ora. E come si deve al ricordo si un grande uomo, riportano anche un’epigrafe romantica, parte di un monologo di Giulietta dal celebre dramma teatrale di Shakespeare “Romeo e Giulietta”: “Quando morirà prendilo e taglialo in piccole stelle così che tutti si innamoreranno della notte e dimenticheranno di adorare il sole”.
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