I numerosi bonus edilizi hanno stravolto il panorama delle costruzioni ed incentivato notevolmente il settore: vediamo quali sono stati i risultati
La transizione energetica passa anche attraverso il settore edilizio con diverse implicazioni che, facendo da traino alle costruzioni, hanno messo in campo una serie di agevolazioni governative per gli utenti. Si è puntato molto su tutte le tecnologie innovative green che potevano riqualificare gli edifici e garantire migliorie significative nell’efficientamento energetico. Gli impianti sostenibili come fotovoltaico ed eolico, materiali bio, infissi di nuova generazione, cappotto termico, pompe di calore, sistemi di raffrescamento e riscaldamento a pavimento.
Gli aiuti del governo si sono materializzati attraverso una serie di bonus nell’ambito dell’edilizia per agevolare e spingere il settore. La regina delle misure è stato il famoso Superbonus 110%, al centro di polemiche e di bagarre politiche negli ultimi tempi. Accanto una serie di bonus più specifici che avevano ed hanno lo stesso intento normativo. Bonus facciate, ecobonus risparmio energetico, bonus recupero patrimonio edilizio, sisma bonus, insomma una serie di strumenti volti ad agevolare le ristrutturazioni green.
I bonus edilizi avevano l’intento di agevolare e di spingere le riqualificazioni degli edifici a livello di efficientamento energetico nell’ambito della transizione energetica in atto nel nostro paese a tutela dell’ambiente. Un’analisi di Bankitalia non lascia spazio a dubbi: le implicazioni macroeconomiche e il rapporto costi benefici per lo Stato non hanno prodotto gli effetti sperati. Si calcola che ci vorranno 40 anni per recuperare i soldi spesi dallo Stato in funzione dei bonus edilizi, pessimi effetti macroeconomici, dunque.
O per meglio dire si è arrivati ad ottenere un paradossale effetto rimbalzo. In pratica l’efficientamento energetico degli edifici interessati dalle riqualificazioni energetiche, ha sicuramente prodotto migliorie, e cioè riduzione dei costi in bolletta e degli sprechi. Ma il vantaggio iniziale viene azzerato dalla condizione di consumo maggiore, grazie proprio all’abbattimento dei costi. Si arriva così ad un peggioramento in termini di consumi e di un annullamento dei potenziali benefici energetici e ambientali.
Tutto inutile dunque? Le valutazioni finanziarie a lungo termine non lasciano molte speranze rispetto all’equazione costi/benefici, ma rimandano al possibile vantaggio solo nell’ottica di un cambio culturale e di abitudine al consumo energetico che nel nostro paese deve necessariamente arrivare ad una svolta. Il futuro green è alla portata di ognuno di noi a patto che si modifichino comportamenti e cultura dello spreco. Gli ecobonus non sono sufficienti né possono essere l’unica soluzione del problema. La rivoluzione green è ancora lontana.
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