L’ecomafia è un fenomeno che si è diffuso da quando sono diventati importanti i giri di affari su rifiuti e green. Legambiente ogni anno pubblica un report
Cos’è l’ecomafia? Perché è stato importante definire un nome specifico per questi tipi di reati? Le risposte vengono dalla legge ed anche dalla cronaca. Dopo che Roberto Saviano ha scritto il celebre romanzo Gomorra, da cui poi il regista Garrone ha tratto l’omonimo film, la questione dei rifiuti in quella che da allora è chiamata la terra dei fuochi è molto più nota al grande pubblico. Nonostante ciò, l’interesse per gli affari illeciti della criminalità organizzata in campo ambientale sono più recenti di quanto dovrebbero.
È stata proprio Legambiente a coniare il neologismo di ecomafia. E non è solo un vezzo linguistico. Chiamare un fenomeno con un suo nome vuol dire anche renderlo reale, visibile, riconoscerlo e distinguerlo dagli altri. Purtroppo, anche se i tempi di Riina sembrano lontani, la criminalità organizzata in Italia è ancora ampiamente presente. Lo dimostrano anche le sempre più restringenti misure di sicurezza e di trasparenza pubbliche nei campi particolarmente a rischio. In precedenza la punta di diamante era l’edilizia ed il traffico di droga. Negli ultimi anni si sono aggiunti il traffico di migranti e lo sfruttamento delle risorse destinate ai progetti ambientalisti.
L’interesse delle mafie per il campo dei rifiuti, e poi dell’ecologia è iniziato quando il settore pubblico ha iniziato a mettere in campo del denaro. La criminalità organizzata segue i settori con maggiori risorse disponibili. Era il 1982 quando fu fatta la prima legge speciale sui rifiuti, e sul loro trattamento. E da allora le ecomafie hanno improntato la tecnica di accaparrarsi gli appalti e poi sotterrare i rifiuti al di sotto dei campi destinati alla coltivazione ed all’allevamento. Con gravi rischi per la salute animale ed umana. Mangiare cibo cresciuto su terreni ricchi di rifiuti è altamente pericoloso. Quando lo scandalo è uscito allo scoperto buona parte del danno era già stato fatto.
Nel 1995 lo Stato ha istituito una commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Nonostante ciò ci sono voluti 20 anni perché essa si trasformasse in legge, e venissero introdotti i reati ambientali, con pene detentive. Questo passo è necessario per ripulire l’ambiente non solo dall’inquinamento atmosferico, ma anche dalle attività corrotte dell’ecomafia che inseguono esclusivamente il profitto. Ed i numerosi milioni di euro del PNRR destinati alla transizione ecologica sono per la criminalià organizzata un piatto davvero appetibile.
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