Quello fra ecomafie e rifiuti è un rapporto piuttosto stretto nel nostro Paese. Il problema sarebbe da rintracciare soprattutto nelle misure stabilite dalla legislazione italiana, che come ha chiarito Lorenzo Nicastro, assessore alla Qualità dell’ambiente della Regione Puglia, non mette in atto adeguati provvedimenti, che possano essere considerati strumenti efficaci per contrastare i reati ambientali. Una spiegazione che per certi punti di vista getta un’ombra inquietante sulla situazione della gestione dei rifiuti in Italia. L’assessore si è spinto anche oltre, perché ha affermato che il traffico illecito dei rifiuti è un’attività più remunerativa del narcotraffico.
Tutto ciò è spiegabile perché la legge nel nostro Paese a questo proposito non prevede sanzioni molto alte. Le ammende corrispondono a poche migliaia di euro e tutto questo va a vantaggio di chi decide di praticare questa attività illecita.
L’assessore Nicastro ha proseguito dicendo: “La tutela dell’ambiente è uno sforzo comune e l’Argentina sotto questo aspetto è molto più vicina alla Puglia di quanto la geografia possa indurci a credere. La Puglia opera in prima linea in virtù anche di accordi specifici con Forze dell’ordine e istituti di ricerca, tra cui il Cnr, nel contrasto dei reati ambientali“.
Occorrerebbero delle misure più coraggiose e decise, in modo da riuscire a contrastare il fenomeno dei reati ambientali in Italia.
Se la legge non mette a disposizione questi strumenti, neanche il senso di responsabilità può servire a molto per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente. Una riflessione che dovrebbe essere all’ordine del giorno, ma che invece spesso viene trascurata.
GR
Il traffico che vale oro da Napoli al Nord
I rifiuti di Napoli rappresentano un vero e proprio business, soprattutto per le regioni del Nord, che sono diventate le principali destinatarie nell’occuparsi della questione dello smaltimento della spazzatura proveniente dalla Campania. Sulla questione ci sono state varie polemiche, perché anche la Lega non era d’accordo sul fatto che i rifiuti dal Sud venissero portati al Nord. Ma a quanto pare, al contrario di quanto tutti si aspettassero, l’affare si è rivelato d’oro. A gestire il tutto c’è la Sapna, l’ente della Provincia di Napoli che si occupa della gestione dei rifiuti. Nel 2012 già ci sono pronti 130 milioni di euro da spendere. E’ questo infatti il bilancio che la Sapna ha messo a punto. Il tutto comunque si colora di toni scuri, perché vengono coinvolte ditte, alle quali si fanno dei contratti con procedure d’urgenza e compare l’incubo delle ecomafie.
Le indagini che sono state svolte sulla questione hanno rivelato delle procedure irregolari nell’affidamento degli appalti, ma la Sapna dichiara di rispettare le norme. Le regioni del Centro Nord maggiormente coinvolte sono la Lombardia, l’Emilia, la Liguria e la Toscana.
La gestione dei rifiuti rappresenta una questione molto delicata, nella quale rientrano spesso le infiltrazioni delle organizzazioni mafiose. Tutto ciò non fa altro che complicare una situazione già difficile per la Campania, perché alle tasse elevate sui rifiuti si aggiunge il rischio di affrontare situazioni di emergenza, come quelle che in passato hanno interessato proprio la Campania. Rispetto dell’ambiente e rispetto della legge devono andare di pari passo.
GR
Rapporto Legambiente: la mappa dei reati ambientali
Della questione delle ecomafie si è occupato uno specifico rapporto di Legambiente, che punta il dito contro la Campania. Nello specifico Salerno sarebbe la provincia in cui si registrano i più numerosi reati ambientali. Quest’anno si sono avute più di 5.000 infrazioni, che corrispondono al 15,8% del totale in tutta Italia. Tra l’altro si riscontra un grande incremento degli illeciti nel corso degli ultimi anni. Il rapporto Ecomafie 2012 mette in evidenza un giro di soldi per il 2011 pari a 16,6 miliardi di euro.
L’ecomafia comunque si diffonde in tutto il Paese e anche al Nord ci sono dei Comuni che sono stati sciolti per mafia. Basti pensare a Bordighera e Ventimiglia, in provincia di Imperia o a Leinì e Rivarolo in provincia di Torino.
Nel 2011 si calcola che ci sono stati 33.817 reati ambientali. Ad aumentare sono soprattutto i reati contro il patrimonio faunistico, i furti delle opere d’arte e dei beni archeologici e gli incendi boschivi.
Tra l’altro aumentano anche in maniera esponenziale gli illeciti che riguardano il settore agroalimentare. Le forze dell’ordine cercano in tutti i modi di contrastare il problema, ma il fenomeno sembra in espansione.
Gli incendi boschivi hanno devastato più di 60.000 ettari di boschi. I reati contro la fauna sono aumentati dal 2010 al 2011 del 28%. Si tratta di commercio di specie protette, di bracconaggio, di combattimenti tra cani, di commercio illegale di pelli pregiate, di macellazione clandestina e di corse di cavalli clandestine.
A tutto questo dobbiamo aggiungere i traffici che riguardano il ciclo dei rifiuti e l’abusivismo edilizio, che coinvolge il ciclo del cemento. La mappa dei reati ambientali vede al quarto posto la Puglia, che peggiora in particolare sul fronte del ciclo illegale del cemento e del racket degli animali.
Gli edifici abusivi spuntano anche nelle aree sottoposte a protezione paesaggistica, sui litorali e sui territori a rischio idrogeologico. La Campania detiene la maglia nera degli illeciti ambientali.
A questo proposito Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania, ha detto: “In Campania si sta uccidendo lentamente senza sparare. Qui tra cemento e rifiuti si è saldata l’alleanza strategica tra la camorra ed i colletti bianchi. Sembra un campo di battaglia, il nostro Paese. Dov’è in gioco la bellezza dei nostri territori, la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, la stessa possibilità di uscire dalla crisi valorizzando, anche dal punto di vista economico, le risorse di cui disponiamo“.