I dati
Dal rapporto della nota associazione ambientalista emergono dei dati molto significativi, in grado di mettere in risalto la situazione che si registra nel nostro Paese. E’ venuto fuori che il 47% dei reati ambientali è avvenuto in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Complessivamente il numero delle persone denunciate ammonta a 4.072, 51 sono gli arresti e 1.339 sono stati i sequestri. Seguono anche altre regioni italiane particolarmente esposte al fenomeno dell’ecocriminalità. Basti pensare in questo senso al Lazio, con 2.084 reati, e alla Liguria, con 1.431 infrazioni. Per quanto riguarda le province, invece, il primo posto in negativo spetta a Napoli. Seguono Roma, Salerno, Reggio Calabria e Bari. Il business che la criminalità organizzata riesce a conseguire da tutte le attività illecite che riguardano l’ambiente è pari a 15 miliardi di euro all’anno.
IL DOSSIER DI LEGAMBIENTE
I settori
I settori particolarmente coinvolti nei reati ambientali sono diversi. Il 22% è assegnato a quello della fauna, il 15% va al campo dei rifiuti e il 14% a quello del ciclo del cemento. Molto male è stato l’agroalimentare: 9.540 reati, più del doppio rispetto a quelli registrati nel rapporto precedente di Legambiente, che ammontavano a 4.173. Il bersaglio dell’ecomafia è anche la green economy, soprattutto per ciò che concerne i danni relativi alle energie rinnovabili. La criminalità agisce nell’ambito delle aziende del settore e adotta strategie sempre più sofisticate, che spesso vengono mascherate con delle attività legali. Non è solo l’Italia ad essere coinvolta da questo problema, perché il tutto si allarga anche all’intera Europa, soprattutto per ciò che riguarda quelle complicità che si riescono ad ottenere in seguito alla corruzione.
Tutta l’economia è condizionata da questi fenomeni e alcuni settori ne risentono particolarmente, soprattutto quello che ha a che fare con la possibilità di sfruttare ecocompatibilmente i vantaggi delle risorse green in campo energetico. La buona notizia riguarda gli incendi dolosi. In questo campo c’è stata una contrazione del 63%. Anche se resta alto il numero di ettari coinvolti, sono diminuiti i reati, la quantità di persone denunciate e gli arresti. Nello specifico si è passati da 8.304 reati a 3.042, da 742 a 375 denunce, da 21 a 7 arresti e da 154 a 88 sequestri. Gli esperti sottolineano come questo risultato positivo si sia raggiunto grazie alla creazione del catasto delle aree bruciate e per mezzo di un monitoraggio sempre più attento che varie amministrazioni hanno deciso di applicare. Si spera che per i prossimi anni continui a restare in vigore questa tendenza.
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