Il nostro Paese è primo in classifica in tema di economia circolare e riutilizzo di rifiuti e sottoprodotti di cicli industriali: le stime Conai.
In occasione del Festival dell’Economia 2023, che si terrà a Trento dal 25 al 28 maggio 2023, i dati riguardanti l’economia circolare e il riutilizzo di rifiuti industriali e scarti di lavorazioni sono più che rosei. Secondo le stime Conai entro il 2023 si dovrebbe raggiungere il 75% di imballaggi ottenuti da materiali riciclati, ma anche in ambito industriale i dati ci pongono primi in Europa in materia di economia circolare.
Dietro a questa definizione giace infatti un nuovo modo di concepire i cicli produttivi. Questo modello punta all’auto-sostentamento della produzione tramite il riutilizzo delle materie prime e dei componenti già utilizzati e giunti al termine del loro ciclo di vita. I dati più promettenti provengono in particolare da alcuni modelli industriali virtuosi.
Alcuni esempi ne sono l’acciaieria Arvedi in materia di uso di rottami ferrosi e nuovo acciaio, nonché nell’uso di gas siderurgico per la produzione di energia elettrica. Altro esempio di virtuosa economia circolare è l’azienda agricola Novamont, in materia di recupero di scarti agricoli e chimica verde. I dati, in ultima analisi, parlano chiaro e pongono l’Italia prima in classifica europea, anche più in alto della Germania. Si parla addirittura di 30 punti percentuali di scarto rispetto agli altri Paesi in materia di economia circolare e riutilizzo degli scarti industriali.
La nuova frontiera della competitività italiana a livello internazionale sembra dunque essere proprio l’economia circolare. Tale successo, stando a quanto afferma Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e tra i protagonisti del Festival dell’Economia di prossima edizione, è dovuto a “un’antropologia produttiva che incrocia bellezza, intelligenza, sostenibilità. E che deve molto all’economia circolare“.
In un’ottica di ecosostenibilità il concetto di riciclo e recupero delle materie prime assume un’importanza fondamentale, anche da un punto di vista sociale. E soprattutto di fronte alla consapevolezza di una condizione potenzialmente emergenziale in materia di inquinamento, sfruttamento indiscriminato delle risorse energetiche e del pianeta. Stando ad alcuni studi, l’emergenza climatica sta infatti avendo conseguenze anche sulla salute psico-fisica delle persone e non ci resta molto tempo per agire e tentare di recuperare la situazione!
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