I cambiamenti climatici sul tavolo dei filosofi e degli economisti che dibattono sulla tipologia di interventi e di politiche da sostenere: vediamo insieme il punto.
La crisi climatica, che sta investendo il nostro Pianeta in questo periodo storico, tiene banco sui tavoli di scienziati, politici, filosofi ed economisti impegnati a dare risposte su come affrontare a più livelli la problematica globale. Il climate change è per molti la conseguenza diretta dell’effetto serra che i gas, rilasciati nell’atmosfera dalle attività antropiche, hanno determinato. L’uso di combustibili fossili, la deforestazione, gli allevamenti intensivi di bestiame aggiungono enormi quantità di emissioni e alimentano proprio il riscaldamento globale.
Gli ultimi 10 anni sono stati i più caldi mai registrati, con una temperatura media globale di 1,1 grado centigrado al di sopra dei livelli noti del periodo preindustriale. E’ chiaro che l’impatto negativo sull’ambiente è acclarato e si concretizza attraverso l’estremizzazione degli eventi atmosferici, pericolosi e catastrofici per il territorio e le persone. Imperativo contrastare il trend e ridurre le emissioni, fino al loro azzeramento completo, come sottolineano fortemente alcuni che intendono agire drasticamente a favore del clima.
La situazione creatasi, rispetto alle problematiche innescate dal climate change, ha generato un dibattito tra specialisti che danno il loro contributo partendo da prospettive e ambiti diversi, ma complementari. Di certo è necessario agire al più presto e intervenire su più fronti per mitigare l’estremizzazione climatica che sta preoccupando non poco la comunità scientifica. I punti di vista cambiano a seconda della disciplina di appartenenza sollevando argomenti differenti ma ugualmente validi.
Se da un lato gli economisti consigliano partendo da un approccio tecnico, dall’altro i filosofi sono spinti dalle questioni etiche. Il punto di accordo lo si raggiunge sulla necessità di applicare un tasso di sconto sociale effettivo di circa il 2%. Il pensiero per il Pianeta muove entrambi i fronti e il problema viene considerato un male pubblico poiché ha effetti su milioni di persone. La responsabilità dunque ricade sui governi anche se persistono condizioni di grande incertezza, obbligando a decidere soppesando attentamente gli effetti potenzialmente buoni, basandosi sulle evidenze disponibili.
Per arrivare a calcolare il costo del benessere, in funzione dei possibili danni futuri legati al clima, è opportuno utilizzare modelli coerenti che tengano conto di più aspetti multidisciplinari. Esprimere un valore sui possibili cambiamenti nella popolazione causati dalle future alterazioni climatiche non è semplice e per nulla scontato. Gli esperti concordano sul partire dal benessere intergenerazionale in prospettiva, andando a rendere complementari le visioni di economisti e filosofi.
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