La legge di stabilità mette paura, e non solo per i sacrifici economici che saranno contenuti. Ambiente e territorio saranno infatti sempre più alla mercé della speculazione e della cementificazione, proprio a causa di una destinazione urbanistica che sarà possibile modificare con fin troppa facilità. Ancora cemento sul nostro paesaggio, come se non fosse già stato duramente colpito dai recenti disastri ambientali. È davvero questo il modo per rilanciare l’edilizia in Italia?
Continuiamo a costruire forsennatamente, spesso con l’ausilio di uno Stato assente o capace perfino di incoraggiare tali attività, incuranti del rischio idrogeologico. E poi siamo in grado di stupirci se le Cinque Terre vengono gravemente colpite o se una città come Genova subisce le pesanti conseguenti di un’alluvione.
Una maggiore facilità nella modifica della destinazione urbanistica, introdotta nella legge di stabilità, potrebbe essere il colpo mortale all’agricoltura in Italia, dato che si prevede che i terreni agricoli che compongono il patrimonio dello Stato possano cambiare destinazione d’uso dopo cinque anni. Con la scusa del debito pubblico e del fare in fretta, infatti, si rischia di mettere all’angolo qualsiasi misura di tutela ambientale e della popolazione.
Come risolvere il problema? Le associazioni degli agricoltori hanno le idee molto chiare: lo Stato, infatti, dovrebbe vendere le sue aree verdi a loro, affinché possano gestire una politica agricola adatta e congrua per il nostro sistema paese. Ce la faranno a convincere anche le istituzioni della bontà della loro proposta?
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