Forse conosci il cosiddetto effetto farfalla ma esiste un altro effetto dal nome insolito: l’effetto Mandela. Chiamato così perché in un certo senso c’entra il grande leader sudafricano
La memoria è delicata e la dimostrazione di quanto possiamo convincerci di quello che ricordiamo viene dal cosiddetto effetto Mandela. Un fenomeno registrato nel 2010 da Fiona Broome, una ricercatrice del paranormale, che si è trovata a raccontare in prima persona qualcosa di sfuggente. Qualcosa di sfuggente cui alla fine ha dato proprio il nome di effetto Mandela, dato che l’episodio da lei stessa sperimentato aveva a che fare con il funerale del grande presidente del Sudafrica.
I motivi, da rintracciare sostanzialmente nel cervello, per cui si generano casi del cosiddetto effetto Mandela, o Mandela effect, secondo alcuni sono da rintracciare nel modo in cui il cervello organizza i ricordi e ogni tanto, come quando ci si sbaglia a riporre i calzini nel cassetto dove dovrebbero andare, le esperienze passate si scambiano di posto creando falsi ricordi. Ma c’è anche una ipotesi più interessante che Broome sembrerebbe preferire: realtà alternative in cui effettivamente i falsi ricordi sono eventi reali.
Nel 2010, Fiona Broome, esperta di paranormale, si trovava una conferenza e improvvisamente si rese conto di essersi convinta che il grande presidente del Sudafrica Nelson Mandela fosse morto negli Anni ’80 mentre si trovava in prigione e non fosse in realtà ancora vivo. Mandela infatti è morto nel 2013. MMa condividendo questo strano ricordo di un fantomatico Mandela morto negli Anni ’80, Broome si è accorta che erano tanti a ricordare di aver visto in TV il suo funerale.
E c’è stato anche un esperimento realizzato molto di recente dal Dipartimento di psicologia dell’università di Chicago che ha provato a scoprire che cosa succede al cervello quando si innesca l’effetto Mandela con le immagini. Segnale di come questo strano glitch del cervello sia un interessante campo di studio. E oltre a trattarsi di un interessante campo di studio per la scienza a quanto pare, e Broome ne è una delle persone più convinte, potrebbe trattarsi anche della dimostrazione della presenza di realtà alternative e di diverse linee temporali che convivono.
Secondo i neuroscienziati il problema dell’effetto Mandela deriva dal modo in cui la memoria si genera nel cervello e un esempio che viene fatto è riguardo il personaggio americano Alexander Hamilton, considerato uno dei Padri fondatori degli Stati Uniti ma mai eletto realmente presidente. Eppure se si chiede a un americano medio quali sono i presidenti Hamilton finisce con l’essere inserito. Questo perché probabilmente la memoria che riguarda Alexander Hamilton e il suo ruolo nella creazione degli Stati Uniti si trova troppo vicino in termini di neuroni e quindi il ricordo si sovrappone.
Una spiegazione che potremmo definire totalmente agli antipodi rispetto a quella della neuroscienza è quella sostenuta invece anche da Broome che vorrebbe vedere nei ricordi del cosiddetto effetto Mandela la dimostrazione dell’esistenza di diverse linee temporali tra cui gli esseri umani si spostano. E si tratta di certo di una teoria affascinante che continua a guadagnare sostenitori perché non è, a quanto pare, una teoria che può essere in qualche modo sconfessata.
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