L’elefante è animale iconico ed idolatrato. Ma allo stesso tempo temuto. Quali sono le peculiarità di questo longevo mammifero esotico.
Quando si parla di elefante non può che spuntare un sorriso sulle labbra. La cultura europea non ha mai avuto il privilegio di ospitarlo allo stato brado, ma solo in cattività. Le ampie orecchie che muove in continuazione, la proboscide che usa per respirare e per aiutarsi a mangiare, lo fanno sembrare animale del tutto innocente ed amichevole. Attenzione, si tratta sempre di un animale selvatico.
Certo, a differenza di altri animali selvatici è erbivoro, dunque non vede nell’uomo una potenziale forma di nutrimento, ma non è così docile. La sua grande stazza è in grado di uccidere una persona in pochi secondi. Difatti in India, nei secoli scorsi, veniva utilizzato per le esecuzioni capitali. L’elefante vive fino a 70 anni, ma si è registrato un caso di elefante che è arrivato a 82 anni.
Dell’elefante attualmente esistono solo tre specie. L’elefante asiatico, l’elefante africano della savana e l’elefante africano di foresta. Questi ultimi due hanno dimensioni notevolmente maggiori dell’elefante asiatico. A differenza di quanto si credeva in passato, l’elefante non è un’evoluzione del mammuth, ma una specie molto simile cresciuta parallelamente milioni di anni fa. Il mammuth, che inizialmente viveva in luoghi molto freddi, ha iniziato ben presto a migrare verso l’Africa e l’Asia. Il mammuth è estinto. La differenza con l’elefante era principalmente il pelo molto lungo ed anche le zanne più prominenti.
L’elefante è erbivoro. Si ciba di paglia e di altri vegetali che trova sul terreno. La proboscide è mobile, ed esso ne riesce a controllare bene la muscolatura. la proboscide è l’unione del naso e del labbro superiore. Dunque l’elefante, per mangiare, raccoglie con la proboscide il cibo, dopo averlo doverosamente odorato, e lo porta alla bocca per nutrirsi. Mangiano un’incredibile quantità di cibo, per cui sono costretti a spostarsi in continuazione per trovarne dell’altro.
L’elefante è una specie protetta, sia la versione africana che quella asiatica. In India è un animale sacro a tutti gli effetti. Al punto che nella mitologia induista, il figlio del Dio Shiva – Ganesha – è un bambino con la testa di elefante e con una zampa rotta. Alcuni elefanti sono addomesticati, e vengono tenuti nei templi. Tuttavia è preferibile tenerli in libertà.
La specie è considerata in pericolo per due motivi. Il primo è il lungo tempo di riproduzione. La femmina ha una gestazione di circa 21 mesi, da cui generalmente nasce solo un cucciolo, che pesa alla nascita circa 120 Kg. Inoltre, a causa delle zanne di avorio, nel tempo cacciatori e bracconieri hanno predato copiosamente gli elefanti, dimezzandone la popolazione, specialmente in Africa. La caccia all’elefante è vietata in tutti i Paesi. Nonostante ciò, il bracconaggio illegale continua ad essere un triste fenomeno.
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