Quaranta anni di mistero e ombre avvolgono il caso Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa il 22 giugno del 1983 da Roma: le parole del fratello Pietro.
Un pomeriggio d’inizio estate, quello del 22 giugno del 1983, quando la 15enne Emanuela Orlandi, uscì da casa non facendo mai più ritorno. Tante le piste, troppe le supposizioni, ma mai la verità è saltata fuori. I familiari, fra dolore e rabbia, sono alla ricerca della verità da troppi anni e non si sono mai arresi.
Qualcosa si è mosso all’inizio dello scorso gennaio, quando la Santa Sede ha deciso di aprire un fascicolo sul caso. Una risposta che la famiglia e il legale aspettavano da tempo, infatti, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela aveva presentato diverse istanze.
Si ripartirà, dunque, dai dati in possesso e verranno percorse nuove piste riavvolgendo il nastro a quel terribile 22 giugno 1983, quando la figlia di un funzionario del Vaticano sparì nel nulla. In quattro decenni la verità è stata nascosta da depistaggi e da piste rivelatesi infruttuose.
Nelle ultime settimane il governo ha deciso di istituire una commissione bicamerale per far luce sulla vicenda. In merito, ai microfoni di Ansa, si è espresso proprio il fratello Pietro Orlandi dettosi soddisfatto dalla decisione, in quanto una commissione è in grado di agire come una sorta di Procura della Repubblica acquisendo testimonianze e documenti. Secondo il fratello di Emanuela, a differenza degli anni precedenti, quando vi è stata “una sorta di sudditanza psicologica al Vaticano”, ora c’è una volontà da parte delle istituzioni di far chiarezza attraverso, appunto, questa commissione che Pietro si augura possa rappresentare uno “spartiacque”.
“Ci sono – ha aggiunto – delle personalità in Vaticano che sono a conoscenza del 70-80% della vicenda, compreso Papa Francesco. Mi auguro che questa commissione possa portare a dei riscontri considerato che l’ultima inchiesta del 2016 non ha avuto esito ed è stata archiviata non per incapacità, ma per volontà”.
In relazione all’inchiesta aperta di recente dalla Santa Sede, Pietro Orlandi, ha affermato che il Vaticano probabilmente si è reso conto che il silenzio di questi anni non è servito a nulla: “Papa Giovanni Paolo II e Papa Ratzinger hanno mantenuto il silenzio sino alla morte, una linea seguita dall’attuale Pontefice per dieci anni. Ora mi auguro che ci sia stato un rigurgito di coscienza da parte sua”.
Il prossimo 22 giugno saranno trascorsi esattamente 40 anni dalla scomparsa di Emanuela, in quei giorni, ha concluso Pietro Orlandi, verranno organizzate diverse iniziative, anche se quella più importante sarebbe “la conclusione di questa vicenda”.
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