Si sono accesi i riflettori sui ghiacciai in seguito al crollo sulla Marmolada. Purtroppo è stata una tragedia annunciata
Non si sa mai quando la natura decide di intervenire, ma quando lo fa è improvvisa e devastante nella maggior parte dei casi. Come un quadro quando decide di staccarsi dalla parete per cadere, dopo decenni che è rimasto fermo al suo posto. A differenza di questa metafora, l’allarme ghiacciai era in corso da tempo da parte di associazioni ambientaliste ed esperti del settore. Legambiente dal 2020 monitora lo stato di salute dei ghiacciai con la Carovana annuale, che si focalizza sui ghiacciai alpini.
La Marmolada, questo enorme ghiacciaio teatro di tragedia degli ultimi giorni, ha subito una forte accelerazione nello scioglimento tanto da stimare che dal “1905 e il 2010 ha perso più dell’85% del suo volume”. Sino al 2000 si valutava l’estinzione del ghiacciaio entro un secolo. Questa stima approssimativa è stata modificata fino a far presagire la scomparsa del ghiacciaio entro 15 – 20 anni.
Lo stato di salute dei ghiacciai italiani al 2021
Nel 2021 l’ultima carovana di Legambiente ha ispezionato 13 ghiacciai alpini più il Glacionevato del Calderone in Abruzzo. Stanno perdendo rapidamente spessore frantumandosi in corpi più piccoli. Legambiente ha esaminato la situazione ed ha tirato le somme: “I ghiacciai dell’Adamello hanno perso oltre il 50% della superficie totale, quelli del Gran Paradiso circa il 65%. In Alto Adige 168 ghiacciai si sono frammentati in 540 unità distinte”.
“Il ghiacciaio orientale del Canin, in Friuli, oggi ha uno spessore medio 11.7 m, – 80 m rispetto a 150 anni fa. Il ghiacciaio del Calderone, dal 2000, si è suddiviso in due glacionevati e risponde alle oscillazioni climatiche in modo molto più veloce rispetto ai ghiacciai presenti sulle Alpi“.
Sono numeri inquietanti anche per i non addetti ai lavori. I ghiacciai sono una risorsa idrica fondamentale. Il surriscaldamento del globo ed i cambiamenti climatici hanno portato ad una conseguenza prevedibile. Sui ghiacciai si scorgono ad occhio nudo torrenti e corsi d’acqua, segno indiscutibile che il ghiacciaio si sta sciogliendo. E questo purtroppo accadeva da tempo anche sulla Marmolada.
L’Accordo di Parigi del 2015 aveva concordato un impegno da parte degli stati membri per mantenere la temperatura terrestre non al di sopra dei + 1,5 gradi rispetto al 1900, anno in cui sono iniziate le rilevazioni. Ma finora troppo poco è stato fatto, e l’inversione di rotta richiede scelte repentine, coraggiose e probabilmente impopolari. La troppa prudenza prende il posto dell’azione, e le emorragie idriche dei ghiacciai sono un segnale rappresentativo ma non unico della deriva cui si sta andando incontro.
Vanda Bonardo, responsabile nazionale Legambiente Alpi, conclude il comunicato dell’associazione con un monito di lotta e di desiderio di riscatto, in cui l’essere umano può essere ambasciatore delle richieste di soccorso dell’ambiente: “È fondamentale mettere in campo anche scelte innovative di sviluppo locale con forti azioni di mitigazione e adattamento per il turismo come per tutti gli altri ambiti. Un messaggio che rilanceremo anche con la prossima edizione di Carovana dei ghiacciai, che a metà agosto è pronta a tornare ad alta quota per monitorare i ghiacciai alpini, compreso quello della Marmolada dove siamo stati nel 2020 in occasione della prima edizione”.