Gli Emirati Arabi ospiteranno la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico ma da anni non pubblicano i dati relativi alle proprie emissioni di metano.
Aumento della temperatura mondiale, crisi climatica ed emissioni di gas serra sono elementi fortemente interconnessi. Considerati le cause principali del cambiamento climatico che sta mettendo a dura prova vaste aree del pianeta, essi stanno provocando la scomparsa di specie animali e vegetali ma anche il verificarsi di eventi atmosferici estremi ed emergenze difficili da gestire per gran parte dei Paesi.
Le emissioni di gas serra, in particolare quelle di anidride carbonica e metano, sono considerate la causa principale del surriscaldamento globale, per questa ragione le autorità internazionali hanno imposto obiettivi relativi all’abbattimento delle emissioni, da raggiungere attraverso la transizione verso l’energia pulita. Nell’ambito dell’accordo di Parigi, inoltre, i Paesi si sono impegnati a ridurre le emissioni entro il 2030.
Per verificare i progressi dei vari Stati, a partire dal 2014 le Nazioni Unite hanno imposto ai Paesi membri di pubblicare report relativi alle emissioni di metano ogni 2 anni. Il metano è infatti il secondo gas antropogenico più dannoso dopo la CO2 ed è responsabile di un surriscaldamento medio annuo di 0,6° a partire dall’epoca preindustriale. Per questo l’impegno sottoscritto da 110 Paesi nel Global Methane Pledge di ridurne le emissioni del 30% entro il 2030 assume importanza epocale.
Eppure alcune Nazioni non stanno rispettando gli accordi da diversi anni. Tra queste spiccano gli Emirati Arabi, che tra novembre e dicembre ospiteranno tra l’altro anche la COP28, cioè il vertice mondiale della conferenza sul clima delle Nazioni Unite. In particolare gli Emirati Arabi non hanno mai presentato i dati relativi alle loro emissioni di metano.
La domanda dunque sorge spontanea: come può un Paese che si è rifiutato sistematicamente di agire per ridurre le proprie emissioni, e anzi ha aumentato il ricorso ai combustibili fossili, convincere gli altri membri dell’ONU della nobiltà degli obiettivi che dovrebbe promuovere?
Le parole di Kjell Kühne, ricercatore della Leave it in the Ground Initiative, non lasciano dubbi sulla condotta degli Emirati Arabi: “costruire nuovi progetti di gas fossile, fissare obiettivi incoerenti e non riportare correttamente le emissioni di metano sono tre modi in cui Abu Dhabi sta mostrando l’opposto della leadership che serve alla COP28“.
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