L’anidride carbonica prodotta dalle attività umane, è il principale gas serra nell’atmosfera terrestre. Dall’epoca preindustriale in poi la concentrazione di CO2 è aumentata in maniera costante, fino a raggiungere livelli estremamente preoccupanti, contribuendo significativamente a un aumento dell’effetto serra e le emissioni dei gas che contribuiscono a questo fenomeno rappresentano la causa principale del riscaldamento globale, le cui conseguenze sono già davanti ai nostri occhi con effetti estremamente dannosi per l’ambiente.
Ma qual è il costo in vite umane delle emissioni di anidride carbonica? Quanti esseri umani morirebbero a fronte di un ulteriore aumento della CO2 rilasciata in atmosfera? Ma soprattutto, riducendo le emissioni di gas serra, quante vite future si potrebbero salvare? Ener2Crowd.com, la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding ambientale ed energetico, ha provato a dare una risposta a queste domande e ha calcolato il costo in vite umane delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera.
Il costo umano delle emissioni
Tenendo conto sia delle morti collegate all’incidenza della CO2 sulla salute, sia di quelle legate alle conseguenze dirette dei gas a effetto serra, derivanti perciò dall’aumento delle temperature e da eventi climatici estremi sempre più frequenti, la situazione è allarmante. Secondo le stime degli analisti della piattaforma Ener2Crowd, saranno 90 milioni le morti strettamente legate alle emissioni di gas serra da qui al 2050.
Il costo in termini di mortalità di un milione di tonnellate di emissioni è pari a ben 240 persone. “Si tratta dell’equivalente delle emissioni annuali di 220 mila automobili” osserva Niccolò Sovico, Ceo, ideatore e co-fondatore di Ener2Crowd, che nel 2020 è stato scelto da Forbes come uno dei 100 talenti del futuro under-30. Tanto per fare un paragone, una centrale a carbone è in grado di produrre 4 milioni di tonnellate di emissioni, quattro volte tanto, che si traducono in un costo di mortalità pari a 960 persone.
Le città italiane tra le più inquinate d’Europa
In Italia la situazione non è delle migliori. Infatti, tra le città più inquinate d’Europa, ben 4 sono italiane: Cremona, Pavia, Brescia e Vicenza. Inoltre, sono già 11 le città italiane che questo settembre hanno superato il limite previsto per le polveri sottili, ossia la soglia dei 35 giorni nell’anno solare con una media di PM10 giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo. A guidare questa triste graduatoria ci sono Verona e Venezia, seguite da Vicenza, Avellino, Brescia, Cremona, Treviso, Alessandria, Frosinone, Napoli e Modena.
Anche le nostre case hanno il loro peso per quello che riguarda le emissioni. 15 milioni di italiani vivono ancora oggi in abitazioni con caratteristiche energetiche inadeguate, con tecnologie arretrate, che si traducono oltretutto in uno spreco economico per le famiglie che si aggira mediamente oltre i 2 mila euro l’anno. “Ogni 115 mila appartamenti italiani producono ogni anno un milione di tonnellate di emissioni di CO2”, puntualizzano gli analisti di Ener2Crowd.
Se possibile, il dato ancor più preoccupante è un altro. Infatti, secondo gli analisti della piattaforma, le emissioni annue di 4 italiani possono arrivare a determinare la morte di una persona. A provocare una perdita umana bastano 4,5 tonnellate di emissioni di anidride carbonica emesse in atmosfera, esattamente la quantità di CO2 generata da 4 italiani ogni anno.
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Cambiare la rotta è possibile?
Nonostante la situazione allarmante sembrano esserci soluzioni su cui poter puntare. Infatti, “le misure messe in campo dalle istituzioni ci sono», sottolinea Giorgio Mottironi, Cso e co-fondatore della piattaforma nonché chief analyst del GreenVestingForum.it, il forum della finanza alternativa verde. “Con i fondi messi in campo dalle misure governative è possibile produrre un beneficio economico per le persone coinvolte pari a circa 1 punto percentuale del loro PIL procapite ed una riduzione delle emissioni di CO2 pari al 14% di quelle del nostro intero Paese. E si ridurrebbe così anche la mortalità da CO2”, conclude Mottironi.