Emissioni: la Cina lancia programma di chiusura fabbriche

La Cina chiude fabbriche per contenere emissioni
Il governo cinese vuole incrementare i contributi in favore di un contenimento dello straordinario inquinamento ambientale che l’intero apparato industriale del Paese asiatico continua a produrre. A tal scopo, stando a un piano recentemente pubblicato, verranno forzatamente chiuse oltre due mila fabbriche ad alto tasso di emissioni nocive, per una serie di serrate che dovrebbe concludersi entro la fine del mese di settembre.

L’intervento delle autorità centrali cinesi è stato comunicato poco dopo l’annuncio (da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia) dell’avvenuto sorpasso del Paese asiatico nei confronti degli Stati Uniti in qualità di Paese maggiormente consumatore di energia al mondo. Un primato che da più parti, all’interno dei confini cinesi, sembrano voler smentire, sostenendo che il Paese è ancora alle spalle del gigante americano.
 
Le 2.087 fabbriche che il governo chiuderà sono state scelte in seguito a una serie di colloqui con le autorità comunali e provinciali, al fine di identificare le operazioni industriali inefficienti e altamente inquinanti, con tecnologie obsolete.
 
Ad ogni modo, i critici sostengono che l’operazione di chiusura forzata ha una portata più di immagine che altro, sostenendo che le autorità hanno comunque voluto proteggere le fabbriche più grandi, per evitare delle ricadute occupazionali significative.
 
Inoltre, in aggiunta a quanto sopra, le fabbriche individuate non potranno ricevere finanziamenti bancari, nè licenze o altre concessioni.

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