[galleria id=”331″]Grandi progetti, si sa, hanno bisogno di grandi impegni economici. Ed è per questo che la Commissione Europea chiede che vengano stanziati altri 50 miliardi per lo sviluppo delle tecnologie che permettono di ridurre le emissioni di CO2. Servono, e con urgenza, altri fondi per finanziare la ricerca in campo energetico.
Quanto prefissato ha dell’incredibile: infatti, se i programmi per la realizzazione di queste innovazioni a bassissimo impatto ambientale venissero rispettati, entro il 2050 le emissioni di carbonio verrebbero ridotte dell’80%. E’ per questo che servono finanziamenti a tutti i costi. Anche se il “costo” equivale a tre volte tanto quelli che sono i fondi pubblici destinati alla ricerca in questione. Ma l’Unione Europea, di fronte ai problemi del nostro pianeta e alla necessità di non sfigurare di fronte alle soluzioni offerte da Giappone ed Usa (notoriamente più avanti di noi per quanto riguarda le energie rinnovabili, e non solo), pare non porsi grossi problemi e va avanti per questa strada.
La proposta è questa: entro il 2020 andranno assegnati 30 miliardi di euro per la costruzione di 30 “eco centri abitati” ad alta efficienza energetica, 16 miliardi al settore dell’energia solare, 9 miliardi al campo che interessa biomasse e rifiuti, 7 miliardi all’energia nucleare e, infine, 6 miliardi all’industria del campo eolico. Un passo importante per la nostra vecchia Europa che cerca in ogni modo di mettersi al passo coi tempi (soprattutto per non soccombere).
I progetti da finanziare sono molteplici e tutti volti a ridurre l’inquinamento. Tra questi, la cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica che prevede un ecofinanziamento pari a 13 miliardi di euro. Tra gli altri obiettivi futuri, L’Unione Europea pensa all’individuazione e pianificazione dei siti geologici di stoccaggio che interessano anche le riserve di metano, oltre che siti per le scorie radioattive che, in seguito al futuro rilancio del nucleare, diventeranno ben presto argomento d’interesse. Infine, altri fondi dovranno essere impiegati per estendere l’impiego della cattura di emissioni anche per altre fonti coinvolte come termovalorizzatori, acciaierie, raffinerie, cementifici e molti altri.
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