Uno studio congiunto realizzato da Greenpeace International e dal Global Wind Energy Council sostiene che entro il 2020 l’energia eolica riuscirà a soddisfare il 20% del fabbisogno energetico mondiale. La proporzione dovrebbe inoltre salire al 22% entro il 2030, per una stima complessiva che dimostrerebbe, pertanto, come l’utilizzo e lo sfruttamento delle energie rinnovabili e pulite stiano gradualmente proseguendo in una strada al rialzo, non certo priva di difficoltà soprattutto laddove i governi nazionale non hanno predisposto un necessario piano di ecoincentivi e di supporti alla crescita.
L’analisi di Greenpeace e del GWEC si sofferma poi sui benefici che i numeri di cui sopra produrranno nei confronti dell’intero panorama mondiale. Ad essere elencati sono innanzitutto, come intuibile, gli auspici in tema di riduzione delle emissioni di gas (con un risparmio di CO2 pari a circa trenta quattro miliardi di tonnellate nei prossimi vent’anni), ma non solo.
Lo sviluppo dell’energia eolica produrrà infatti degli evidenti benefici anche sul mercato occupazionale, con la creazione di posti di lavoro per risorse professionali specializzate nei comparti energetici rinnovabili e, nella fattispecie, sul fronte dello sfruttamento della forza del vento.
Stando al report, nel 2010 ad essere occupati nell’industria dell’energia eolica sono stati circa 600 mila lavoratori, che sono stati in grado di realizzare una turbina ogni trenta minuti. L’obiettivo per il 2030 è tuttavia piuttosto ambizioso: gli occupati potrebbero infatti divenire ben 1.800.000, con un ritmo di installazione di nuove turbine di una ogni sette minuti.