Il problema dell’energia da biomasse, dunque da combustione di legna, è stata recentemente affrontata dall’Unione Europea. I risultati della disputa
A trovarsi nelle posizioni opposte del contenzioso ci sono da una parte le ong di difesa forestale, e dall’altra le aziende che producono e commercializzano le cosiddette biomasse, che altro non sono che combstibili a base di legna. Ed in mezzo, a fare da giudice, la Comunità europea con il suo Parlamento. La questione è, o dovrebbe essere rivolta, sul bilanciamento degli interessi nella produzione nostrana di energia da una parte, e la tutela dell’ambiente dall’altra. Equilibrio non facile, che per un futuro davvero sostenibile dovrebbe prediligere la posizione di salvaguardia dell’ambiente, senza necessità di mediazioni.
Purtroppo la crisi energetica degli ultimi anni ha incrementato la necessità di autonomia sulle fonti di energia europee. E la questione incredibile è che la combustione di biomasse a base di legna, sia considerata ad emissioni zero. Come è possibile? Le aziende che commercializzano indossando la veste verde sanno senza dubbio che questo è un paradosso, accettato ed accolto anche dalla Comunità europea.
Come è possibili che sia considerata a zero emissioni un’energia prodotta dalla combustione di legna, che visibilmente sprigiona anidride carbonica nell’aria? I conti fatti dalle aziende e dalla comunità europea sono presto detti: l’azzeramento delle emissioni proviene dalla compensazione che gli alberi in vita, prima di diventare legna, hanno messo in atto assorbendo anidride carbonica. Dunque una compensazione tra meno e più, non realmente un’energia pulita. Tuttavia è un conto che non torna. Scienziati ed ambientalisti hanno dichiarato che la combustione di biomasse forestali emette maggior quantità di anidride carbonica del petrolio e delle altre fonti di energia non rinnovabili. Di conseguenza non possono essere considerate ad emissioni zero.
Purtroppo la battaglia tra ong e aziende produttrici di biomasse si è risolta in favore delle seconde. Le nuove direttive vientano l’utilizzo della combusione di legna per la produzione di energia industriale, ma allo stesso tempo inseriscono tutta una serie di deroghe su cui hanno ampio spazio di manovra i vari Stati membri, da vanificare quasi totalmente la direttiva stessa.
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