Fukushima? Presto sarà solo un ricordo, sostengono gli analisti di Bloomberg New Energy Finance. Il riferimento non è, tuttavia, al superamento definitivo della crisi nucleare giapponese, quanto ai suoi effetti “emotivi” sulla popolazione e, soprattutto, sulle società e sui governi che continueranno ben presto a spingere nei confronti dello sviluppo nucleare.
Gli analisti di Bloomberg si ritengono infatti convinti che gli Stati Uniti produrranno ben cinque nuovi reattori nucleari entro la fine del 2020, ignorando di fatto i timori espressi da buona parte della popolazione in seguito agli incidenti accaduti nel nord del Giappone.
Il tempo, in altri termini, favorirà una rivalutazione dei progetti nucleari statunitensi, tanto che non si registranno sostanziali cambiamenti rispetto ai piani già predisposti per la realizzazione delle nuove unità di sfruttamento dell’atomo.
Ricordiamo che dal 1979 (l’anno dell’incidente nucleare di Three Miles Island), nessun nuovo impianto nucleare è mai stato realizzato negli Stati Uniti. Gradualmente l’interesse verso l’energia atomica tornò tuttavia alla ribalta, come co-determinante per favorire l’abbattimento delle emissioni di gas nocivo.
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